Maltrattamenti: inchiesta sulla materna

L’episodio diversi giorni fa: una maestra avrebbe punito troppo severamente un alunno della scuola. E un bidello accusa
Di Cristina Contento
Il palazzo di giustizia di Belluno
Il palazzo di giustizia di Belluno

COMELICO E CADORE. Punizione indicibile. Anzi probabilmente “immangiabile”.

Procura, carabinieri e autorità scolastiche indagano su un episodio che vede al centro una scuola materna del territorio e una maestra accusata di presunti maltrattamenti ai danni di un bambino.

La parola dell’insegnante contro quella del personale: sarebbe stato quest’ultimo a riferire alla dirigenza quanto accaduto ormai una ventina di giorni fa, pare durante la mensa. Un pasto rifiutato o non piaciuto e le conseguenze che si sarebbero scatenate ai danni del piccolo ospite.

Del fatto si è saputo in questi giorni, benchè il paese interessato ormai mormori a più non posso su un atto che non riguarda la sfera sessuale o le molestie, ma che sarebbe “indicibile” per la sua gravità.

L’indagine è aperta: i carabinieri hanno iniziato a sentire le persone interessate, ma ci si sta muovendo anche dal lato gerarchico scolastico, se è vero che finora non ci sono state “sospensioni”: anche la direzione regionale manderà i suoi ispettori per capire le circostanze in cui l’ipotesi di accusa è maturata e se quanto riferito ha un suo fondamento. Già, perchè se il bidello dice una cosa, l’insegnante racconta tutt’altro: cioè che l’episodio non è avvenuto o non nel modo in cui è stato raccontato. Tutto falso per la diretta interessata: una maestra che ha superato la trentina e che agli occhi di chi la conosce mai avrebbe fatto qualcosa di «inaudito».

Sarebbe stato il personale a informare la dirigenza scolastica dell’istituto (statale) di quanto accaduto: davanti a un fatto sì grave, il preside avrebbe anche riunito le famiglie dei bambini (che nell’asilo sono una quarantina) per informarli della situazione.

Quindi avrebbe denunciato tutto all’Ufficio scolastico provinciale. Va da sè che l’esposto ha raggiunto anche i tavoli della procura per la relativa indagine. «Non rilascio dichiarazioni sull’argomento» si limita a dire il preside. «La cosa è interamente gestita dagli enti che se ne stanno occupando: la scuola l’ha trattata fin dall’inizio per quel che riguarda la sua parte, ora è nelle mani di chi deve gestirla». Cioè gli inquirenti.

«So che in paese non si parla d’altro, ma bisogna che sulla vicenda sia fatta piena luce, nell’interesse delle persone coinvolte. La cosa che mi rincuora e solleva tantissimo è che per fortuna non stiamo parlando di ipotesi che riguardino la sfera sessuale (molestie o violenze)», spiega il sindaco. «Certo è che l’ipotesi che viene fatta è bruttissima nel caso in cui si dovesse accertare come vera. Io mi auguro che non sia così ,perchè sarebbe un fatto di rilevanza grave da parte di una persona con cui ci sono buoni rapporti per le iniziative che ha intrapreso».

Sul fatto gli organi inquirenti si trincerano dietro un no comment: riguarda bambini, minori. L’episodio giusto ieri è comunque rimbalzato sulle onde di Radio Cortina: «Durante lo spazio col sindaco del paese», spiega Nives Milani, «mi è arrivato un sms nel quale si chiedeva di domandare al primo cittadino se era vero ciò che si sentiva dire fosse successo alla materna. E il sindaco ha risposto che non ne poteva parlare perchè c’era un’inchiesta in corso e i carabinieri stavano indagando».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi