Manca ancora un vero movente già esclusi l’estorsione e il racket
PIAVE DI CADORE. Manca il movente. Perché bruciare la pizzeria “Mordi e fuggi”? La magistratura spera di avere una spiegazione dagli indagati, nell’interrogatorio di garanzia di stamattina. Nel...
PIAVE DI CADORE. Manca il movente. Perché bruciare la pizzeria “Mordi e fuggi”? La magistratura spera di avere una spiegazione dagli indagati, nell’interrogatorio di garanzia di stamattina. Nel frattempo, il sostituto procuratore Paolo Sartorello è già in grado di escludere estorsioni o racket, per il semplice fatto che non sono stati trovati riscontri che conducano in queste direzioni. Niente che possa far pensare alle ipotesi più allarmanti, che pure possono essere circolate in piazza Tiziano. Non c’è dubbio che la vicenda dello scoppio abbia provocato forte allarme sociale.
Se è stato davvero Pasquale Ferraro ad appiccare il fuoco, esiste semmai la certezza che i mandanti non abbiano scelto una persona esperta nella gestione della benzina e degli effetti che può provocare. Il giovane pizzaiolo arrivato in Cadore da Brindisi e ospite di Fabio Laritonda avrebbe commesso un gravissimo errore di valutazione. Quando è stato sentito dai carabinieri, ferito e ustionato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Martino, l’indagato ha raccontato che passava di là, dopo un incontro con una ragazza del luogo improvvisamente innamorata di lui o, comunque, attratta dal suo fascino mediterraneo, ma nessuno gli ha creduto, nemmeno per un secondo e di prove dell’appuntamento galante non ce ne sono. Francesca non si trova.
Al vaglio degli investigatori, l’ipotesi di una vendetta a un presunto sgarbo da parte dell’attuale gestore Alessandro Piccin o di uno precedente. Tutti dicono di non avere nemici e da rubare non c’era niente, all’interno della pizzeria al taglio. Fabio Laritonda è collocato dai carabinieri sul luogo del delitto al momento dell’incendio e al parco Roccolo pochi minuti dopo. Il ferito viene sentito chiedere aiuto proprio a chi lo stava ospitando a Domegge e non alla mamma o a una persona cara, come sarebbe più ovvio. La benzina è anche nei suoi guanti.
Già nei filmati girati dai passanti, si vede almeno una parte del taxi di Giuseppe Lauro, che è anche tra i primi soccorritori di Ferraro. Le immagini della videsorveglianza documentano alcuni passaggi di là. Infine, i telefonini, che portano a loro volta all’accusa di concorso in incendio doloso aggravato.
(g.s.)
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