Mancano cardiologi: al San Martino è a rischio l’Emodinamica

Presto saranno soltanto due i medici in grado di eseguire questa attività salvavita. Allarme di Ottorina Bompani (Cittadinanzattiva): «Il servizio sarà ancora h24?»

BELLUNO

A rischio il servizio di Emodinamica al San Martino di Belluno.

Con il pensionamento del primario Enrico Franceschini del reparto di Cardiologia, da cui dipende il servizio emodinamico, e con la prevista uscita a settembre di un cardiologo che si trasferirà in Lombardia, a gestire l’Emodinamica resteranno soltanto due medici.

La situazione è quindi molto critica. Da quanto si sa, inoltre, il nuovo direttore dell’unità operativa, Giovanni Turiano che proviene dall’ospedale di Conegliano, prenderà servizio solo tra settembre e ottobre. «Ma in questo lasso di tempo sarà ancora garantito il servizio h 24 dell’Emodinamica?», si chiede la referente dei Cittadinanzattiva e del Tribunale per i diritti del malato, Ottorina Bompani.

«Da quanto mi dicono», prosegue, «i pochi cardiologi rimasti sono affiancati ad oggi da uno specializzando proveniente da Treviso che deve imparare le tecniche. Ma nel frattempo, mentre attendiamo che questo giovane si formi e che arrivi il primario, il servizio è garantito?».

Per il referente dell’Anaao, Luca Barutta, ad oggi il servizio di Emodinamica, quello per capirci che garantisce le angioplastiche necessarie per aprire le arterie coronariche ostruite e salvare il paziente dagli esiti dell’infarto, è ancora h 24 e «il nuovo direttore quando arriverà vista la sua esperienza, dovrebbe fare attività di emodinamica».

Ma per Bompani non ci sono sicurezze che il servizio venga garantito. «Sarebbe un vero peccato, visto quanto è stato fatto in questi anni per organizzare questa attività salvavita ai bellunesi direttamente nella nostra provincia. Ci sono voluti anni per ottenere questo servizio, sarebbe scandaloso perderlo, o anche soltanto che l’orario di attività venisse ridotto per carenza di personale».

«Non vorrei facesse la fine della Neurochirurgia», dice la referente di Cittadinanzattiva. «Un servizio che funzionava molto bene e che ora è diventato quasi inesistente».

Bompani ricorda che «i neurochirurghi che arrivano a Belluno provengono dall’ospedale di Treviso, ospedale da cui dipende questa attività nella nostra provincia. E questo grazie ad una convenzione stipulata tra le due Usl. Vengono garantite le visite ambulatoriali, ma gli interventi chirurgici di elezione e quelli più semplici che erano stati promessi ad oggi non si sono visti né sono stati eseguiti».

In molti si aspettavano che sarebbe andata a finire così con la Neurochirurgia. Quando infatti nella convenzione è stata inserita la possibilità di fare un certo numero di interventi chirurgici al San Martino, tanti hanno evidenziato che da anni la strumentazione specifica non era più stata utilizzata e ritrovare il personale che prima era assegnato a questa attività sarebbe stato improbabile, visto che per carenza di personale sono stati già dirottati in altri servizi. «Peccato, perché la Neurochirurgia è un’attività importantissima che qualifica in maniera importante il nostro ospedale di riferimento provinciale. Così invece è soltanto un servizio azzoppato», conclude Bompani. —


 

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