«Mancano lavoro e servizi Arsiè è tagliato fuori da tutto»

Il presidente dell’Auser, Marcello Taiappa, lancia l’allarme per lo spopolamento della comunità L’associazione fa la sua parte con il trasporto solidale e presto con la consegna di farmaci a casa

Niente bianchi, né mezzi toni. La situazione demografica di Arsiè ha soltanto “lati oscuri” da commentare. E se anche Marcello Taiappa, presidente dell’Auser Arsiè da 2 anni e mezzo, ha perso ogni ottimismo, c’è davvero di che iniziare a preoccuparsi.

«Siamo il “Far West” del Feltrino, tagliati fuori da tutto», dice. «L’agricoltura è in totale abbandono: se non avessimo la stalla sociale, il settore sarebbe praticamente estinto. Lentamente c’è chi sta tentando di recuperare qualche vigneto, come sulla piana dei Solivi, ma in modo lento e individuale».

Strano pensare che solo sessant’anni quelle stesse “coste” fossero cosparse di vigneti e altre coltivazioni, «come il tabacco». Inutile fare analisi politiche, perché si tratta di un male fisiologico: «La gente si sposta dove ci sono più servizi, come i trasporti. Qui poi manca anche il lavoro: le ultime due fabbriche hanno chiuso nel ’92 delocalizzando la produzione all’estero».

È da allora che gli arsedesi, soprattutto quelli tra i 40 e i 50 anni, fanno i chilometri per lavorare. I ventenni per studiare. Tanti altri per vivere.

Secondo i dati del Sistema statistico regionale infatti, Arsiè nel 2013 contava 2416 abitanti, crollati a 2380 nel 2014. «Siamo un paese vecchio», esclama Taiappa dall’alto dei suoi 67 anni, «fra 13 anni, quando io ne avrò 80, dietro di me non ci sarà nemmeno chi mi sostituirà nell’Auser. Se oggi muore un vecchio, qui si chiude una casa».

Uno dei grossi problemi sono proprio le abitazioni sfitte. Eppure «abbiamo il lago del Corlo, paesaggi e sentieri stupendi, una storia invidiabile. I proprietari dovrebbero essere incentivati a ristrutturare, almeno per affittare d’estate».

In questo quadro a tinte scure l’Auser ha colmato alcuni bisogni primari. Si parla di fare la spesa, accompagnare gli anziani in ospedale (il circolo è dotato di 5 mezzi di trasporto, di cui 3 con pedana idraulica), fare le analisi, stampare i referti ospedalieri dal pc. Ma anche accompagnare i giovani del grest e della parrocchia, collaborare alle manifestazioni di paese. Il tutto grazie a 35 volontari, di cui 8 autisti, che «non chiedono mai niente, sono persone altruiste. Chi può dà anche a chi non ne ha».

Grazie a una gestione oculata delle risorse e ad alcune donazioni, l’ultima di 5 mila euro da parte di Nelso Bassani di New Bassani Auto, «riusciamo a fare tutto. Sono aiuti indispensabili: ringraziamo i nostri benefattori». Le collaborazioni non mancano: con la parrocchia, la casa di riposo, il Cdr di Lamon, l’amministrazione comunale, l’assistente sociale, la Pro loco, la farmacia, con cui «stiamo programmando un servizio di consegna farmaci a domicilio». Soluzioni immediale non ce ne sono. Idee però sì: «Lanciamo un servizio diffuso che consenta agli anziani di tornare ad abitare le case di una volta. Dolomitibus porti qui il trasporto a chiamata senza far girare corriere vuote. Se non facciamo restare la gente qui, fra 15 anni diventeremo una riserva indiana a disposizione della Bassa».

Francesca Valente

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