Mandata in frantumi la vetrina dell’Halal: colpa di un marocchino

FELTRE
Vetrina sfasciata alla macelleria Halal. Una questione tra marocchini, con Ayoub Erjali, che è stato condannato a dieci mesi di reclusione, con pena sospesa, per minaccia aggravata e danneggiamento pure aggravato. Il pubblico ministero aveva chiesto due mesi in meno e non è che per il difensore Fent ci fossero molti margini per ottenere un’assoluzione, magari anche soltanto con la formula dubitativa.
L’imputato era stato portato a processo per due fatti accaduti tra il 20 e il 23 luglio di cinque anni fa. Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, Erjali ha prima minacciato la moglie del titolare della macelleria islamica con un cric da autovettura in mano. La frase pronunciata sarebbe stata: «Dì a tuo marito che se fa denuncia ai carabinieri io lo ammazzo. Spacco la testa a te e a tutta la tua famiglia. Non ho paura di nessuno».
Dalla parole, è passato ai fatti, nel giro di poco tempo. Non ha colpito i due e si è guardato dal fare del male al resto del nucleo familiare, ma a distanza di tre giorni ha concretizzato, a modo suo, quello che aveva prospettato, colpendo la vetrina del negozio e mandandola in frantumi. I sospetti non potevano che convergere su di lui, visto quello che era successo in precedenza ed è stato denunciato alla caserma dei carabinieri. Le indagini preliminari hanno portato a un decreto di citazione a giudizio e, quindi, a un processo penale, che ha avuto una certa durata.
Sono stati ascoltati i testimoni necessari, a cominciare dalle due parti offese e si è arrivati alla discussione di ieri, con Fent che non ha aderito all’astensione di quattro giorni dei penalisti per le ultime novità annunciate dal Governo in termini soprattutto di prescrizione. Il pubblico ministero Pesco ha ritenuto provata la penale responsabilità dell’imputato per entrambi i reati contestati, chiedendo una condanna a otto mesi di reclusione. Come anticipato, non è che la difesa avesse grandi spazi di manovra per arrivare a una sentenza di assoluzione e, dopo una decina di minuti di camera di consiglio, il giudice Cittolin ha effettivamente condannato a dieci mesi, con la sospensione condizionale della pena. —
G.S.
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