Marchio delle Tre Cime Caner lavora all’armistizio

AURONZO. «Ma quali vie legali?» sbotta il sindaco di Dobbiaco, Guido Bocher. «Le pareti nord delle Tre Cime si trovano nel nostro territorio comunale, quelle sud in Comune di Auronzo. Si mettano tutti il cuore in pace e procediamo di comune accordo» è l'esortazione di Bocher.
La pensa come lui Federico Caner, assessore al turismo della Regione Veneto. Al confine tra Auronzo e Doibbiaco si rischia la “terza guerra mondiale” perché l'Alta Val Pusteria ha lanciato un nuovo logo Drei Zinnen, di forte presa sul mercato tedesco, che mette insieme Franz Senfter, le aziende di soggiorno di Sesto, San Candido, Dobbiaco, Villabassa e Braies, ed i relativi Comuni. Qualche applauso, da parte bellunese, più o meno interessata, è stato di troppo.
Il consorzio turistico "Tre Cime Dolomiti" ha reagito con una pesantezza unica, probabilmente perché punto nel vivo: si è sentito tradito rispetto agli accordi di collaborazione maturati con i cugini. L'assessore Caner, dal canto suo, consigliato dal collega bellunese Gianpaolo Bottacin e dallo stesso presidente Luca Zaia, sta predisponendo la bozza di un accordo di pace.
Assessore, che cosa ha in testa per evitare la terza guerra mondiale sulle Tre Cime?
«Nessuna guerra, ci mancherebbe».
Abbiamo il treno delle Dolomiti da portare avanti con la Val Pusteria.
«Non solo, tanti altri progetti. La verità è quella che vi ha detto il sindaco di Dobbiaco: le montagne più belle del mondo appartengono a due Comuni, con pari diritti a sfruttarne l'immagine».
Ma come? Il Consorzio ed il sindaco di Auronzo hanno minacciato di adire alle vie legali.
«Un attimo. Possiamo anche fare una verifica in sede di avvocatura della Regione ma temo che non ci siano i presupposti per procedere. Quindi è meglio mettersi intorno ad un tavolo, tutti, e decidere insieme che cosa fare».
Cioè spartirsi le Tre Cime?
«No, proprio il contrario. Sfruttiamo insieme questa bellissima immagine e rilanciamola a livello mondiale, magari attraverso la Fondazione Dolomiti Unesco».
Con quali soldi, se la Regione, come lei sta dicendo da mesi, non ne ha?
«C'è una quota che i Comuni di confine hanno destinato alla Fondazione Unesco, per rilanciarsi. Una parte di queste risorse va investita nella promozione delle nostre montagne, a partire dalle Tre Cime».
Battagliare per il logo...
«È assolutamente anacronistico. Anzi, io ritengo che meno esclusività del marchio Tre Cime significa più promozione».
Anche se le Tre Cime finiscono su un particolare cioccolato?
«Un mio collega, che ne è ghiotto, confessa che il cioccolato con le nostre montagne più belle ha un sapore del tutto particolare. Non ci metteremo mica a fare la guerra anche a questo sponsor?».
E guerra sia. Anche alla Provincia di Bolzano che sfrutta l'immagine delle Tre Cime.
«No, perché dobbiamo prima realizzare insieme il treno delle Dolomiti. Battute a parte, propongo che il prossimo cda della Fondazione Dolomiti convochi un tavolo per discutere delle Tre Cime, guardando al futuro: come insieme possiamo valorizzare questo patrimonio».
Non teme che i poveri, al tavolo con i ricchi, facciano la figura del cioccolatino?
«Il cioccolatino delle Tre Cime? Non scherziamo, per favore. Se c'è un Senfter che vuole investire in casa nostra, come in Valgrande, e lo fa condividendo con noi quest'operazione, ben venga, dovremmo essere i primi a stendergli i tappeti rossi. Perché avere paura? Si tratta solo di una presunta concorrenza».
Lei ha parlato con il presidente del Consorzio Tre Cime, Corte Metto. Come lo ha rassicurato?
«Il presidente è persona intelligente e vivace. Ha immediatamente capito che la guerra, ogni guerra, miete vittime, non premia neanche l'ardente vincitore. Quindi, su le maniche e diamoci da fare».
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