Alpago, Marchon annuncia diciassette esuberi: reparto iniettato a rischio chiusura

L’azienda non è interessata a ricollocare gli addetti o alla Cig. Scatta l’allarme tra i lavoratori e le rappresentanze sindacali

Paola Dall’ Anese
Lo stabilimento della Marchon a Puos d'Alpago
Lo stabilimento della Marchon a Puos d'Alpago

È arrivata come una doccia fredda nei giorni scorsi la notizia dei 17 esuberi alla Marchon di Puos d’Alpago, azienda dell’occhialeria. L’impresa ha comunicato alle rappresentanze sindacali la decisione di chiudere il reparto dell’iniettato (una particolare lavorazione della plastica) dove sono impegnati 17 dipendenti.

Una decisione motivata dal fatto che per questo prodotto il mercato registra oggi una forte flessione portandosi dietro un calo importante degli ordini.

L’azienda

L’azienda non sembra intenzionata a trattare sulla possibilità di evitare o gestire i licenziamenti, aprendo o agli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o anche alla ricollocazione del personale in altri reparti, previ corsi di formazione ad hoc. La decisione dei licenziamenti sembra quindi presa.

E questo evidentemente non piace alle organizzazioni sindacali che spingono perché invece si possa riaprire la trattativa. Se dovesse passare questa linea dura dell’azienda, infatti, il precedente che si andrebbe a creare sarebbe alquanto negativo.

I lavoratori

Ma i sindacati e soprattutto i lavoratori sono preoccupati anche perché anche in altri reparti dello stabilimento registrano alcuni elementi di difficoltà. Da qualche tempo, infatti, i dipendenti vengono lasciati a casa usufruendo dei loro permessi rispondendo così al rallentamento e al calo della produzione. Segnali che per i dipendenti e le organizzazioni sindacali non sono certo positivi e per questo sono intenzionati a guardare con attenzione al futuro dello stabilimento.

Che il settore dell’occhialeria stia iniziando a risentire dell’onda lunga dalla crisi del settore moda non è un mistero per nessuno, se si pensa che lo stesso Anfao ha parlato di una riduzione dei volumi. E quindi, come spesso succede in questi casi di crisi, le aziende più grandi, per proteggersi, decidono di reinternalizzare le produzioni a scapito, però, delle imprese terziste, che quindi entrano in crisi.

Lo stabilimento

Marchon Eyewear conta più di 2.700 dipendenti in più di 20 Paesi nel mondo. Ha 3 sedi centrali, a New York, Amsterdam ed Hong Kong. I suoi principali centri di design si trovano a New York City e in Italia, a Puos d’Alpago. Sedi distaccate di design si trovano anche ad Hong Kong, Tokyo, in Svezia e California.

Lo stabilimento produttivo di proprietà di Marchon a Puos d’Alpago che conta almeno un centinaio di dipendenti e un network di terzisti di livello mondiale, e per questo «è uno tra i più avanzati del settore», si legge sul sito della società dell’occhialeria.

Inoltre, i centri di distribuzione high-tech centralizzati si trovano in più di 8 sedi nel mondo.

Il tema della crisi dell’occhialeria che sta iniziando a mordere anche in provincia, ha iniziato ad essere portato all’attenzione del tavolo del comparto istituito diversi anni fa anche con la partecipazione della Regione. Anche nell’incontro che si è svolto in settimana e che ha visto al tavolo tutti i partner del patto se n’è iniziato a parlare. Ma meriterà di essere trattato molto più diffusamente nelle prossime riunioni vista la rilevanza che riveste soprattutto nella provincia bellunese dove l’occhialeria è il settore produttivo principale. 

 

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