Maresciallo dovrà risarcire 250mila euro

Era responsabile della mensa del Settimo. Altri due ufficiali condannati a risarcire cifre inferiori per mancato controllo
Il Settimo reggimento alpini di stanza a Feltre ha cominciato il trasfe- rimento a Belluno Entro fine anno arriveranno nel capoluogo 700 penne nere
Il Settimo reggimento alpini di stanza a Feltre ha cominciato il trasfe- rimento a Belluno Entro fine anno arriveranno nel capoluogo 700 penne nere

BELLUNO. Una mazzata da 250mila euro. È il conto salatissimo che la Corte dei conti presenta al maresciallo degli Alpini Antonio Pellecchia, gestore della mensa del Settimo dal primo settembre 2010 al 31 dicembre 2011. In realtà il maresciallo si occupava della mensa da più tempo, ma il periodo dell’inchiesta amministrativa riguarda poco più di un anno di attività. Ebbene, secondo i conti fatti da una Commissione di inchiesta amministrativa, in quel periodo per rifornire la mensa del Settimo sono stati spesi 639mila euro, mentre la somma massima che poteva essere spesa era di 389mila euro. Con una differenza appunto di 249mila euro che il ministero della Difesa ora chiede al maresciallo.

Pellecchia è stato al centro anche di una causa penale intentata dalla procura militare. Nel febbraio del 2013 la causa penale venne archiviata. Infatti dalle perquisizioni in casa e dai controlli sui conti correnti, risultò che il maresciallo non si era impossessato di nulla, neppure di un pacco di pasta, nè aveva rivenduto ad altri la merce comprata in più rispetto alla norma di quanto era necessario per il vitto della truppa.

Semplicemente, Pellecchia aveva fatto mangiare molto bene i soldati e gli ufficiali del Settimo, tanto bene da spendere ben 250mila euro oltre la cifra che secondo i giudici era sufficiente. Oltre alla maggiore spesa alimentare, gli è stata contestata anche una alterazione dei dati sui vari registri e scritture contabili.

Non è stato solo lui, comunque, a comparire davanti alla Corte dei Conti, erano coinvolte in questa indagine altre due persone, il tenente colonnello Roberto Monaco e il maresciallo Luigi Cacciapuoti. A loro viene imputato in pratica un mancato controllo rispetto alle spese che venivano fatte da Pellecchia. Gli avvocati hanno cercato di dimostrare che i loro assistiti non potevano rendersi conto di quanto stava accadendo proprio per la alterazione dei registri effettuata dal maresciallo.

Monaco, difeso dagli avvocati Zanin e Curato, dovrà comunque risarcire il ministero della Difesa con 10.900 euro. Cacciapuoti (difeso dagli avvocati Zaglio e Curato) dovrà risarcire il danno con 5.400 euro. Queste cifre vanno poi aumentate per la rivalutazione monetaria e per gli interessi legali, a partire dal 31 dicembre 2011.

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