Maresciallo investito motociclista a processo
SEDICO. Il centauro sarà processato. Rinviato a giudizio Luca Bodo il 38enne padovano di Vigordarzere, che la sera di Ferragosto 2013 aveva investito il maresciallo Sandro Troian nel tentativo di saltare un posto di controllo dei carabinieri in località La Stanga, nel comune di Sedico, sulla strada regionale 203 Agordina. L’udienza preliminare si è svolta ieri mattina, di fronte al giudice per le udienze preliminari Vincenzo Sgubbi, che ha accolto la richiesta del procuratore capo Francesco Saverio Pavone. La prima udienza per lesioni personali gravi e resistenza a pubblico ufficiale è già stata fissata dal tribunale per il 24 febbraio.
«Luca Bodo», ha precisato il procuratore Pavone, «ha accettato il rischio di investire il maresciallo Troian, nel momento in cui, con una condotta davvero scriteriata, ha cercato di evitare il posto di controllo. Una misura che ritengo adeguata, dobbiamo infatti tener presente che in presenza di lesioni personali gravi - e il maresciallo Troian è stato per 2 giorni in rianimazione uscendovi con una prognosi di 90 giorni - la pena prevista dal codice penale va da 3 a 7 anni di reclusione».
Erano scattati gli arresti domiciliari per Bodo, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare. Un provvedimento dovuto a una chiara volontà di trasgredire la legge da parte dell’indagato, ora imputato, che al momento dell’incidente era stato anche trovato con la targa della sua moto parzialmente coperta da un elastico: un tentativo di garantirsi l’impunità, secondo l’accusa. Dopo essere caduto con la sua potente Yamaha R1, si era rialzato e aveva provveduto a togliere al più presto quel pezzo di camera d’aria dalla targa, gettandolo oltre il ciglio della strada. Subito dopo l’investimento del militare, il centauro padovano era stato sottoposto ad accertamento tramite alcoltest, risultato negativo, da parte della Polstrada. Non aveva bevuto, ma intendeva scappare e farla franca.
A suo tempo, Pavone non era riuscito a fare dei rilievi sulla motocicletta, che risultava in custodia nell’abitazione di un amico. Una due ruote già conosciuta alle forze dell’ordine, perché nell’estate 2010 la targa, anche quella volta parzialmente coperta, risultava sanzionata da due autovelox: uno a Latina, l’altro a Gaeta, qualche chilometro di distanza. «In quell’occasione, Bodo», conclude Pavone, «dichiarò che qualcuno gli aveva clonato la targa, allo stesso aveva presentato una denuncia. Stiamo procedendo con degli accertamenti per appurare la veridicità di questa dichiarazione che, se fosse falsa o infondata, sarebbe evidentemente causa di ulteriori guai per il motociclista».
Primo appuntamento in aula per l’anno nuovo.
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