Marino al medico di base: «Bagascia, questo è il mio territorio»

LAMON. «Bagascia, questo è il mio territorio». Parole del dottor Gerardo Marino alla collega medico condotto di Lamon, che quella sera era in ospedale dopo le 20. Ma ce ne sono state molte altre di...

LAMON. «Bagascia, questo è il mio territorio». Parole del dottor Gerardo Marino alla collega medico condotto di Lamon, che quella sera era in ospedale dopo le 20. Ma ce ne sono state molte altre di parole, durante un esame dell’imputato che il giudice Coniglio ha definito «confuso», ma che ha definitivamente schiarito le idee al pubblico ministero Marcon. Marino non ha visto estintori rotti, sfidando tutti a «tirare fuori le prove che sia stato lui». Quanto alle cartelle cliniche sistemate in un sacco della spazzatura e distrutte, «non c’era un archivio disponibile, erano molto vecchie e allora perché conservarle?». Fosse stato per lui, avrebbe buttato via tutto.

Il giorno di Ferragosto a Le Ei, sopra Lamon, è andato con la sua macchina e non quella dell’Usl 2: «Mi sono concesso una pausa pranzo, dopo aver accompagnato mia madre alla messa, nell’ambito della festa degli Alpini. Non c’era molto campo per i telefoni, ma una volta uscito dalla zona d’ombra, ho verificato che non c’erano telefonate sul cellulare di servizio».

L’imputato ha battuto molto sul collegio di Mestre, che malgrado tutto gli ha permesso di continuare a esercitare, fra l’altro nella stessa provincia, ma il Tribunale di Belluno è un’altra cosa, tanto è vero che è finita in maniera completamente diversa. I registri con orari diversi da quelli effettivi? «Capita, non c’è niente di strano».

L’episodio più grave è quello della richiesta di una visita a un’anziana della casa di riposo di Arsiè, che già era stata male la sera prima e il giorno del decesso sudava freddo ed è peggiorata man mano che ci sono state le telefonate da parte di un’infermiera sempre più preoccupata, che continuava a leggere a Marino paremetri vitali sempre meno confortanti (battito cardiaco, temperatura corporea e saturazione), eppure non riusciva a farlo arrivare, solo a farsi prescrivere della tachipirina: «Ho agito in scienza e coscienza», ha sottolineato l’imputato, «anche se non sono qui come medico, ma come cittadino che deve difendersi da un’accusa che ritiene ingiusta. Non sono in grado di discutere di questioni tecniche». Alla quarta telefonata, la discrezionalità della guardia medica viene per forza meno: ma non c’è più tempo, per salvare la signora. (g.s.)

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