Minacciata con la motosega, si sfoga dal giudice: «Ho sposato un mostro»

Il marito è a processo a Belluno per maltrattamenti, lesioni e minacce aggravate. Ha il divieto di avvicinamento alla moglie

Gigi Sosso
Una volante della polizia fuori dall’ospedale
Una volante della polizia fuori dall’ospedale

«Ho sposato un mostro». Una donna nigeriana avrebbe già la sentenza pronta per il marito, che è a processo per maltrattamenti, lesioni e minacce aggravate. L’uomo, che è passato anche per il carcere di Baldenich, ha il divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico e per la seconda volta ha fatto arrivare in tribunale un certificato medico del Pronto soccorso da 25 giorni di prognosi, invocando il legittimo impedimento per un rinvio.

Ma il giudice Velo gliel’ha respinto, proprio come la richiesta di un termine a difesa del suo nuovo avvocato Andrea Circhetta, che è stato nominato pochi giorni fa e avrebbe voluto un po’ di tempo per studiarsi il fascicolo.

La dura convivenza

Il pm Gulli ha sentito proprio la parte offesa, facendole raccontare i mesi di convivenza con il bellunese T.A., dopo che i due si erano incontrati alla fermata del bus dell’ospedale. Lavorava come badante ed era andata a trovare qualcuno: «Siamo nell’agosto 2022 e ci siamo scambiati il numero di telefono, cominciando a frequentarci. Mi ha chiesto di sposarlo e ho accettato la sua proposta. Avevo già il permesso di soggiorno e non era certo questo il motivo».

Qualche giorno di serenità dev’esserci stato, ma non molti perché l’uomo beveva: «Dopo il matrimonio, la situazione è cambiata, soprattutto per questo. Ha cominciato a insultarmi, dandomi della sporca negra, ma ci sono stati anche episodi di violenza fisica. Mi ha picchiata con una scopa, oltre che lanciarmi contro un pezzo di legno e una scarpa che ha colpito un vetro, provocandomi delle ferite. Ho chiamato più volte sia il 118 che la polizia e mi sono rivolta a Belluno Donna».

La moglie: «Ha minacciato di farmi a pezzi»

La donna, che si è costituita parte civile con l’avvocato Jenny Fioraso, ha cominciato ad avere paura per la propria incolumità: «Sono stata minacciata di essere fatta a pezzi con una motosega e ho trovato sul comodino un martello che doveva servirgli a rompermi la testa. In più, voleva strangolarmi con un fil di ferro. Quando beveva, era un’altra persona e ho cercato in tutte le maniere di evitare che si ubriacasse. Anche allontanando qualche amico, che veniva a casa nostra con delle bottiglie di vino».

In quell’abitazione, adesso ci vive lei, mentre T.A. non può avvicinarsi e ha il braccialetto pronto a suonare. È stata sentito anche il medico di base, che si occupa della donna, mentre ha smesso di curare l’imputato per un grave episodio che sarebbe avvenuto in ambulatorio: «Ho sposato un mostro», ha concluso la parte civile, prima che il giudice rinviasse al 20 febbraio. 

 

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