Marmolada, a rischio la tutela Unesco con nuovi impianti
ROCCA PIETORE. La “guerra della Marmolada” per i confini, che si riapre a 14 anni dall'armistizio tra Galan e Dellai, sarà lunga e complessa. Anche se Venezia e Trento non la vogliono. Ma il Comune di Canazei la impone, chiedendo il ripristino del confine in cresta (linea dello spartiacque, per intenderci), definito dalle sentenze del Consiglio di Stato. E tutto questo per arrivare con una funivia da passo Fedaia a Punta Rocca, la cima della montagna.
La tutela Unesco. Il rischio, che solo gli ambientalisti sembrano considerare in questi giorni, è che la Marmolada possa uscire dal sito Dolomiti Unesco.
Ci sono solo tre impianti nelle Dolomiti tutelate da Unesco: la funivia della Marmolada, quella che porta a Cima Rosetta nelle pale di San Martino e quella della Tofana. Si discusse molto a suo tempo sulla Marmolada. Cesare Micheletti, trentino, che è stato uno dei tre esperti che hanno stilato il dossier della candidatura, spiegò che la Marmolada venne tenuta dentro perchè c’era un progetto trentino di razionalizzazione degli impianti e che in prospettiva la funivia avrebbe avuto un ruolo sempre più divulgativo e meno sportivo.
L’ambientalista Casanova definisce quella di Canazei di salire a Punta Rocca con un nuovo impianto, come una illusione. «Non lo permetterà la Provincia di Trento, perché sa bene che un abuso così importante costerebbe la protezione Unesco. Saremo noi ambientalisti per primi a fare ricorso».
La guerra dei confini. Trento chiede al Veneto di arretrate il confine in cresta fino a 70 metri, in alcuni tratti bastano 30 o 40. Quella linea di demarcazione l’hanno fissata Lorenzo Dellai, allora presidente della Provincia di Trento, e l’allora governatore del Veneto, Giancarlo Galan. Era il 2002 e dagli anni '80 la vicenda del ghiacciaio procedeva per ricorsi e contro ricorsi da una ventina d'anni.
Per chiudere il capitolo delle conflittualità, Dellai cedeva alla richiesta di Venezia e, prima ancora, del Comune di Rocca Pietore, di fissare il confine a 70 metri dall’arrivo della funivia della Marmolada, appunto a punta Rocca, perché altrimenti Mario Vascellari avrebbe incontrato problemi autorizzativi con Canazei e, quindi, con Trento. Pare che non ci sia nulla di scritto, al riguardo, ma l’ultimo Piano urbanistico di Trento dell’anno scorso, fa riferimento nella programmazione ad una cartografia che recepisce l’accordo Dellai-Galan. E proprio in base a questa cartografia Vascellari si è mosso per chiedere il collegamento in seggiovia da Pian dei Sas a Punta Serauta, con la sostituzione dell’impianto danneggiato da un incendio tre anni fa, per cui, di fatto, dal passo Fedaia, versante bellunese, sarebbe possibile salire fino a Serauta e da qui a Punta Rocca.
Un collegamento che gli stessi ambientalisti, pur tenendo una posizione rigida contro lo sfruttamento sciistico della Marmolada, dicono di vedere con soddisfazione, perchè Vascellari s’è impegnato a bonificare il ghiacciaio dalle infrastrutture esistenti ed abbandonate.
Il carosello della Marmolada. «Il carosello della Marmolada, come lo vorrebbe il sindaco Parmesani di Canazei, diventerebbe quindi una realtà» fa presente Maurizio De Cassan, già primo cittadino di Rocca Pietore, «perché da Passo Fedaia si potrebbe salire al Padon, attraverso l'impiantistica in rinnovo, e scendere ad Arabba».
Da Canazei, invece, c'è tutta un’altra rete in programma: la salita dal Fedaia a Punta Rocca, in funivia, e un altro aggancio funiviario, da passo Fedaia a Porta Vescovo, per poi scendere ad Arabba e da qui pigliare il sella Ronda.
Ma per raggiungere i 3300 metri di Punta Rocca Canazei ha bisogno che il confine ritorni a quello fissato dalla sentenza del Consiglio di Stato, e che, quindi, i veneti arretrino di 70 metri.
L'assessore regionale al turismo Federico Caner spiega che, invece, quei 70 metri sono vitali per il Veneto (leggi Vascellari) e ricorda che il Pup trentino non prevede nessun collegamento in vetta, ma con Sas Bianchet.
Per Luigi Casanova, ambientalista di Mountain Wilderness e Cipra, è diritto dei trentini riavere quei 70 metri di ghiacciaio. «E - aggiunge - non si riesce a capire quale autorizzazione abbia ricevuto all'epoca Dellai per fare questo regalo ai veneti. La Regione Trentino Alto Adige non si è pronunciata».
La preoccupazione, sul versante bellunese e veneto è massima, perché la società di Vascellari rischia di perdere il contributo di 3 milioni per il nuovo impianto se non arriverà per tempo il benestare di Canazei e di Trento.
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