Marmolada al Trentino, Zaia non ci sta: «Faremo ricorso»

L’Agenzia del territorio applica il decreto di Pertini del 1982. Tutta l’area del ghiacciaio è ora della Provincia autonoma

Sentenza storica, il Veneto perde la Marmolada:"Ora è del Trentino"

BELLUNO. È di nuovo “guerra” sulla Marmolada. Tanto più che i nuovi confini – che restituiscono l’intero ghiacciaio al Trentino – sono un giallo. L’Agenzia del territorio li ha fissati ancora il 24 maggio, quando il nuovo Governo non s’era ancora costituito, e mentre è ancora aperto il contenzioso tra Veneto e Provincia autonoma di Trento sullo stesso tema davanti al Consiglio di Stato.

«Giù le mani dalla Marmolada, ricorreremo in tutte le sedi, a denti stretti» protesta Luca Zaia, governatore del Veneto, mentre Ugo Rossi, presidente della Provincia di Trento, invita alla calma. Se il Comune di Canazei e la Provincia di Trento hanno fatto il blitz, magari con l’intento di realizzare un nuovo impianto sul gruppo, Zaia e il Veneto lo impediranno, a costo di far saltare la protezione Unesco. Esattamente come sostengono gli ambientalisti.

Solo il perimetro della stazione di arrivo della funivia, ai 3300 metri di punta Rocca, è stato lasciato di proprietà veneta, quindi del Comune di Rocca, da parte dell’Agenzia, che dopo ben 40 anni di dispute legali ha inviato Trento e Canazei a procedere secondo il decreto del 29 maggio 1982 dell’allora presidente Sandro Pertini. «La linea confinaria - dice l’Agenzia del territorio - è stata riconosciuta coincidente con l’ex confine di Stato tra l’Impero Austro Ungarico e il Regno d’Italia, fissato da apposita Commissione internazionale nel 1911».

Contro il decreto Pertini si oppose, negli anni Ottanta, la Provincia di Belluno, tenacemente appoggiata dalla Regione, fino a rimediare nel 2002 un accordo, fra Trento e Venezia, che faceva arretrare la Provincia autonoma fra i 30 ed i 70 metri, con lo scopo di mettere in sicurezza l’approdo del terzo tronco della Funivia Marmolada. Il Comune di Canazei si opponeva. Ed ecco il risultato.

L’Agenzia del Territorio ha disposto che quello corretto è il confine in cresta, salvo un angolo, la superficie della stazione la cui costruzione ha richiesto il sacrificio di alcune creste di roccia. Non un centimetro in più, per Rocca Pietore ed il Veneto. La conseguenza? È presto detta. Se Canazei rilancerà il progetto di un secondo collegamento funiviario, tra passo Fedaia e la vetta, ora potrà farlo, non dovrà chiedere permesso a nessuno. Silvano Parmesani, il sindaco del capoluogo dell’alta Val di Fassa, soddisfatto del riconoscimento, anticipa che non farà ricorso contro la concessione fatta al Veneto, a patto di incontrare “analoga benevolenza”.

Il suo collega di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, ha umori opposti e il ricorso, invece, pensa proprio di farlo. O almeno di proporlo. Pare intenzionato a seguirlo Luca Zaia, che anticipa: «Giù le mani, difenderemo il confine». In Val Pettorina, la prima del Bellunese dopo il passo Fedaia, si teme l’assalto trentino al ghiacciaio. Un carosello, cioè, tra Porta Vescovo, dove arrivano oggi gli impianti di Arabba, passo Fedaia e poi l’ascensione verso la cima del gruppo. L’attuale funivia, quella di Mario Vascellari, verrebbe, di conseguenza marginalizzata e Malga Ciapela, la località a valle da cui parte, rimarrebbe senza futuro.

L’assessore di Trento Carlo Daldoss cerca di tranquillizzare, affermando che si tratta di una questione identitaria. «Ora il confine è stato disegnato con grande precisione sulle mappe nazionali e siamo pronti a procedere con l’adeguamento delle nostre mappe. Per la Provincia di Trento è molto importante poter ragionare in termini precisi sui confini della Marmolada, senza l’indeterminatezza che ha caratterizzato il dibattito negli ultimi anni. Per il Comune di Canazei è anche una questione molto forte dal punto di vista identitario».

Identità? Ma quando mai, ribatte Maurizio De Cassan, albergatore a Malga Ciapela ed ex sindaco. «La verità è – ricorda De Cassan, primo cittadino di Rocca Pietore quando l’allora assessore regionale Floriano Pra riuscì ad ottenere l’accomodamento tra Galan e Dellai – che né il confine del 1911 né quello di Pertini del 1982, che lo ricalcava, è stato mai istituzionalizzato con l’installazione dei cippi. Invece lo è stato il nuovo confine, quello fissato da Galan e Dellai, nel 2002. Fino ad allora, in sostanza, l’unica frontiera riconosciuta era quella che da punta Penia scendeva fino al passo Fedaia».


 

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