Martino assolto un’altra volta, il direttore vince in Cassazione
BELLUNO
Dodici assoluzioni su dodici. La Cassazione ha dato ragione a Nino Martino anche per la turbativa d’asta. L’ex direttore del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi era stato condannato in primo grado a sei mesi con pena sospesa per questa ipotesi di reato, uscendo assolto dalle altre undici. In Appello, il difensore Casciarri era riuscita a far riqualificare la turbativa in abuso d’ufficio e martedì la suprema corte ha cassato senza rinvio, perché il fatto non sussiste. Sentenza definitiva.
Martino era accusato di truffa ai danni dello Stato, peculato, turbativa d’asta e falso. Al centro delle contestazioni della Procura, c’erano i rimborsi spese ottenuti da Martino tra il 2005 e il 2011 per una serie di missioni a Roma ma soprattutto in Molise, dove ha svolto attività di docenza oltre a coordinare un master sui temi ambientali. Secondo l’accusa, quei rimborsi non erano dovuti, perché le trasferte di Martino erano motivate dal lavoro all’università del Molise, incarico autorizzato dal Parco, ma non per questo da intendersi come a carico del Parco. A Roma, per due volte non risultava che Martino si fosse recato al ministero dell’Ambiente, come dichiarato.
C’era poi la questione della gara per la tabellazione all’interno dell’area protetta, gara indetta, sanata per i ritardatari e assegnata, ma poi ritirata e infine bypassata con un incarico diretto a un amico di Martino. Sempre secondo il pubblico ministero, l’affidamento all’amico dell’ex direttore era nelle intenzioni dell’imputato fin dall’inizio e il pasticcio nell’iter è stata una forzatura per arrivare allo scopo. L’intricata vicenda della gara è stata l’unica carta in mano alla Procura ad aver convinto il collegio Trentanovi, Coniglio e Scolozzi, dopo che il pubblico ministero D’Orlando aveva chiesto tre anni e 10 mesi e l’Ente Parco 100 mila euro.
È la seconda assoluzione perché il fatto non sussiste, dopo quella per abuso d’ufficio sulla vicenda della guida del Parco. La delibera del 2007 per la redazione della nuova guida, che doveva sostituire quella redatta da Teddy Soppelsa era legittima e non configurava alcun conflitto d’interesse. Martino era accusato di averla scritta insieme a due dipendenti dell’ente, di averne fatte stampare 8 mila copie dalla casa editrice Comunicazione a 2,40 euro ciascuna e di averle fatte comprare dal proprio datore di lavoro per una spesa di 12 mila 896 euro, prima d’incassare un bonifico di 5 mila euro per i diritti d’autore. La procura aveva chiesto un anno e otto mesi e la parte civile 50 mila euro.
È ancora in corso il terzo processo con 32 capi d’imputazione per truffa, falso, peculato, abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Tra gli argomenti, le trasferte, i viaggi all’estero, l’acquisto del libro “Parchi di una sola terra” del quale è autore e i lavori di ristrutturazione del centro “Piero Rossi”, nell’ex caserma dei pompieri di Belluno. Discussione e sentenza il 23 gennaio. —
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