Maserot, chiesta l’archiviazione
SANTA GIUSTINA. Sabotaggio al Maserot: la procura chiede l’archiviazione. Le 19 telecamere dell’impianto di videsorveglianza non hanno visto in faccia chi ha danneggiato il biodigestore e tentato di provocare un disastro ambientale. L’inchiesta era contro ignoti e così è rimasta, anche perché non hanno detto niente di più nemmeno i tabulati telefonici esaminati dai carabinieri della Compagnia di Feltre, con i colleghi di Santa Giustina. Non c’è un indizio, tanto meno una prova e, di fronte a tutto questo quadro, alla procura della Repubblica non è rimasto altro da fare che chiedere l’archiviazione.
Nella notte tra venerdì 16 e sabato 18 ottobre scorso qualcuno si è aperto un passaggio nella recinzione e ha raggiunto il macchinario, nel quale la sostanza organica, in mancanza di ossigeno, si trasforma in compost o combustibile. Lungo il percorso si è tenuto alla larga dalle telecamere e poi ha svitato i bulloni del tubo di uscita dalla vasca dell’impianto e aperto lo scarico, con l’intenzione di sversare tutto il contenuto.
Ma l’impianto di controllo ha funzionato, oppure si è verificata un’ostruzione del tubo, fatto sta che la fuoriuscita del materiale nell’ambiente si è bloccata e sono stati evitati danni notevoli. In quel momento il biodigestore conteneva 1.300 metri cubi di rifiuto umido in fase di lavorazione e solo una parte del prodotto diventa compost da utilizzare in agricoltura, perché una frazione del “digestato” diventa rifiuto speciale da smaltire in impianti specializzati.
Il sabotaggio è avvenuto in un orario imprecisato, ma compreso tra le 18 di venerdì e le 9 del mattino dopo, quando gli operai di Dolomiti Ambiente sono arrivati in sede e hanno scoperto prima il blocco del sistema di controllo e monitoraggio e successivamente il tubo senza bulloni e con la valvola di scarico aperta. A quel punto è stato avvisato il presidente della società, Luciano Gesiot, che si è rivolto ai carabinieri per fare denuncia.
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