Massaro: «Presteremo sim ai magistrati»
BELLUNO. Colpa del ministero, non del Comune. Accerchiato dal tribunale, dalla procura della Repubblica e, nelle ultime ore, anche dal suo predecessore, per la vicenda dei telefonini dei magistrati da spegnere per fine contratto, il sindaco Jacopo Massaro individua il responsabile e offre delle sim comunali fino a quando a Roma non risolveranno il pastrocchio che hanno provocato, dopo aver ereditato la gestione del palazzo di giustizia e del suo contenuto. E pazienza per il gelo istituzionale di questi giorni.
Dopo lo scoppio del caso, con il procuratore Francesco Saverio Pavone che ha invocato l’interruzione di pubblico servizio e la presidente del tribunale Antonella Coniglio, che ha invitato la dirigente comunale Maura Florida a «usare toni epistolari più consoni ai contatti tra istituzioni», Massaro si è informato con i propri uffici: «I documenti mi dicono che la responsabilità non è del Comune, del tribunale o della procura, ma direttamente del ministero della Giustizia, che avevamo avvertito ancora a settembre. Gli uffici romani avrebbero dovuto occuparsi di questi contratti che erano in scadenza dopo tre anni, ma non l’hanno fatto. Non sono subentrati e, nel frattempo, per quattro mesi abbiamo continuato a pagare noi, cosa che avremmo anche potuto non fare. Adesso i contratti sono veramente scaduti, ma a dimostrazione della nostra buona fede ci offriamo di prestare delle sim card comunali al procuratore Pavone e ai sostituti procuratori, in maniera che possano continuare a fare al meglio il loro mestiere».
Prade: «Vada a Roma». L’ex primo cittadino Antonio Prade è avvocato e frequenta spesso il palazzo di via Segato: «Il fatto che Massaro non sapesse nulla di quello che stava succedendo, dimostra la sua scarsa conoscenza della macchina istituzionale. Dovrebbe sapere che tribunale e procura sono un motivo di vanto per la nostra città ma non mi sembra che se ne renda conto. Invece queste realtà sono percepite come uno dei tanti pesi, salvo poi avanzare richieste di cinque milioni e mezzo di euro di arretrati. Quando ero primo cittadino, andavo personalmente a Roma a bussare alle porte del ministero, per battere cassa, e non aspettavo certo che questi soldi arrivassero in qualche maniera, premesso che non li vedremo mai tutti. Ma vorrei vedere se chiudessero gli uffici giudiziari...».
Pavone: «Sbaglia il Comune». Il procuratore ha già dichiarato che «l’amministrazione comunale sta smantellando la giustizia» e non sarà semplice fargli cambiare idea. Fra l’altro, gli uffici giudiziari hanno già perso tre agenti della polizia provinciale, due vigilesse, e un’altra dipendente comunale potrebbe andarsene: «Sottolineo il fatto che con il personale siamo in sofferenza del 30 per cento e aggiungo che il sindaco non ci fa una donazione lasciandoci i due custodi, ma questo è previsto dalla legge. C’è la questione dei telefonini cellulari dei magistrati, per i quali le responsabilità sono di Palazzo Rosso. Sarebbe bastata quella che si chiama cessione di contratto, per non ritrovarsi in questa situazione così paradossale: il ministero sarebbe subentrato al momento giusto. Si parla tanto di sicurezza dei cittadini, ma questa può venire meno se chi deve preoccuparsi di punire i delinquenti ha delle difficoltà di comunicazione con gli investigatori. Mi auguro che si trovi una soluzione definitiva e si possa continuare a lavorare al meglio delle nostre possibilità»
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