Massaro: «Presto cambieremo il volto della città»

Jacopo Massaro torna a Palazzo Rosso con un’agenda già fittissima «Più deleghe ai consiglieri e una migliore organizzazione comunale»

BELLUNO. Ancora stordito dal successo al ballottaggio e dalla notte in bianco, Jacopo Massaro inizia a realizzare che la sua avventura a Palazzo Rosso durerà altri cinque anni. Il suo nuovo mandato parte senza interruzioni rispetto al passato: le cose da fare sono tante e ben chiare e l’agenda è già fitta.

Massaro, partiamo dall’affluenza alle urne che è stata molto bassa. Ritiene di aver pagato qualcosa nel calo dei votanti?

«L’astensionismo a Belluno è tendenzialmente in linea con il resto d’Italia. In tutto il Paese si è scontata la scellerata decisione del governo di indire elezioni balneari e a Belluno si è aggiunto il nubifragio di domenica mattina, che ha tenuto a casa molti di quelli che normalmente votano la mattina, quando vanno a messa. L’astensionismo c’è stato, ma più in altri settori. Noi, rispetto al primo turno, abbiamo guadagnato 956 voti (dai 7.555 di due domeniche fa agli 8.511 dell’altro ieri) e io lo considero un buon risultato, ma stavolta, rispetto a quanto successo nel 2012, i voti li abbiamo presi al primo turno. Incrementarli ulteriormente è stata una bella sorpresa. Guardando i voti degli avversari, il forte astensionismo di percepisce di più. Il centrodestra paga la sua divisione. Dalla scarsa affluenza bisogna, invece, trarre delle conclusioni: comprenderne le motivazioni e farle nostre, per migliorare il nostro dovere di rappresentanza nei confronti dei cittadini. È un’operazione nuova, che tradizionalmente i partiti non sono in grado di fare e fa parte, invece, della nuova idea che abbiamo lanciato cinque anni fa, quella di un ascolto reale dei cittadini e del loro diretto coinvolgimento per riannodare i fili della politica attraverso la credibilità di chi ci mette la faccia».



Il Partito Democratico ha portato il suo contributo alla sua elezione, anche se non completo, ma le dichiarazioni dei suoi esponenti sono ancora fredde. Lei crede che il riavvicinamento ci sarà?

«Ci sono ancora delle distanze notevoli. Ma dalle dichiarazioni lette vedo la volontà di guardare alle divisioni del 2012 e di questa campagna elettorale come fatti del passato. Se così dovesse essere è evidente che verrebbero meno le contrapposizioni pregiudiziali e si aprirebbe la porta al dialogo sui temi che non ci vedono distanti e per la ricerca di prospettive e progetti per il futuro».

Analizzando i voti per sezione si vede che a Mussoi, sia nel primo che nel secondo turno, lei va molto forte. Perché?

«Non lo so di preciso, non ci sono state ricette particolari per Mussoi. Abbiamo realizzato un marciapiede e una rotatoria, cose più urgenti lì che altrove, ma soprattutto abbiamo cercato di ascoltare le richieste dei cittadini, come nelle altre zone».

Ha deciso chi entrerà in giunta, a parte i cinque nomi già fatti e quanti assessori avrà al suo fianco?

«No, ho bisogno di prendermi qualche giorno per discutere con la maggioranza. Non ho proprio avuto il tempo per pensarci. A breve comunque deciderò sia quanti sia quali assessori nominare».

Rispetto al suo primo mandato, c’è qualcosa che cambierà in maniera decisa?

«Sì, nei primi cinque anni ho sottovalutato l’utilità di una riorganizzazione della macchina comunale e in particolare la necessità di motivare il personale. Devo riprendere in mano la questione, perché in qualcosa ho sbagliato approccio, non comprendendo che il Comune di Belluno ha alcune complessità. In secondo luogo voglio utilizzare l’esperienza maturata nei primi cinque anni di lavoro da parte dei consiglieri per delegare più competenze e iniziare ad occuparmi del ruolo che più mi sta a cuore, cioè quello politico, che per i primi anni ho dovuto tenere compresso e sottotono per occuparmi di questioni pratiche».

Le prossime cose da fare sono già tante, cos’è che non vede l’ora di poter cominciare?

«Scalpito per il piano di rigenerazione urbana, la firma della convenzione per i 18 milioni che arriveranno dallo Stato e l’avvio delle progettazioni e dei lavori che cambieranno il volto della città. Le prime cose si vedranno già nel 2018, per altre come il restauro della Crepadona ci vorrà più tempo, ma adesso possiamo finalmente entrare nel dettaglio del piano».

Cosa invece, tra le incombenze imminenti, la preoccupa di più?

«La centralina sul Piave e l’elettrodotto. Domani (oggi, ndr) ci sarà il sopralluogo per la centralina e ci sono già stati alcuni incontri. Noi ci opporremo con tutte le nostre forze, secondo me si tratta di due opere che non devono essere fatte, non così».



È la prima volta in vent’anni che un sindaco viene rieletto a Belluno. La severità degli elettori bellunesi la preoccupava?

«Sì, la temevo molto, anche perché mi sono ripresentato nel peggiore dei momenti per gli enti locali, con i peggiori tagli ai bilanci e i peggiori trasferimenti di problemi dallo Stato ai Comuni, come per l’Imu che ha trasformato i sindaci in esattori per conto dello Stato. È veramente dura, oggi, riuscire a chiedere e a ottenere fiducia. Anche perché nel 2012 ho trovato una situazione compromessa, con debiti pesanti in ogni settore che mi hanno bloccato per i primi tre anni. Al termine di un tale bagno di sangue chiedere la fiducia è un azzardo. So, però, che i bellunesi sono attenti e siccome sono persone che si impegnano molto in ciò che fanno, premiano l’impegno».

Cosa le ha detto Paolo Gamba?

«Non l’ho ancora sentito, ma avremo modo di vederci presto e di confrontarci in consiglio comunale».

In campagna elettorale il suo avversario non le ha risparmiato davvero nulla, compresi i colpi bassi, ha qualcos’altro da dire?

«No, ho già detto che mi è dispiaciuto, ma adesso per me la questione è chiusa. Sono felice ed entusiasta di poter continuare ad essere il sindaco dei bellunesi».


 

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