Maxi evasione di Iva scoperta in Alpago: industriale a processo

Imprenditore a giudizio per centinaia di migliaia di euro Il prestanome è irreperibile e la sua posizione stralciata  

ALPAGO. Grossa evasione di imposte. Al fisco i conti non tornano per centinaia di migliaia di euro: la cifra precisa uscirà durante il processo, ma è molto importante. L’accertamento fatto dell’Agenzia delle Entrate su Iva e Irpef è relativo 2016 e aveva evidenziato un’evasione, che ieri mattina ha portato al rinvio a giudizio I.C., imprenditore alpagoto. Alla fine delle indagini preliminari, svolte sul campo dalla Guardia di finanza su delega della procura della Repubblica, la richiesta era partita dal pubblico ministero Marcon ed è stata accolta dal giudice per le udienze preliminari Scolozzi.

L’uomo è difeso dall’avvocato Sperandio e ha deciso di andare al dibattimento pubblico, evitando il ricorso a riti alternativi, che in caso di condanna gli avrebbero garantito uno sconto sulla pena. Se la giocherà in aula e proverà a dimostrare di non aver sottratto niente al fisco, bensì di aver dichiarato tutto quello che doveva dichiarare per la sua azienda. L’udienza filtro è già stata fissata per il prossimo dicembre, dopo di che si cominceranno a sentire i testimoni della pubblica accusa. Seguiranno quelli della difesa fino alla discussione finale, con le richieste delle parti e la sentenza.

Era stata indagata anche un’altra persona che, secondo la tesi della procura della Repubblica, aveva il compito di fare quella che tecnicamente si chiama testa di legno. Un prestanome che, in sostanza, sostituisce in tutto e per tutto, almeno dal punto di vista formale, l’amministratore di fatto, sebbene le scelte siano adottate da quest’ultimo che ne è quindi il materiale artefice, senza però assumersene la titolarità. L’inconveniente sta nel fatto che l’assistito dell’avvocato Pocaterra risulta al momento irreperibile: M.G. potrebbe anche non sapere di essere stato indagato. L’unica cosa che poteva fare il giudice era stralciare la sua posizione e sospendere il procedimento nei suoi confronti, disponendo nuove ricerche. Di solito, il rinvio è più o meno di un anno ed effettivamente se ne riparlerà nel gennaio 2019. L’indagato ha il diritto di sapere che il pubblico ministero titolare dell’inchiesta vuole che sia processato.

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