Maxi operazione antidroga, arrestato 29enne agordino

I carabinieri di Piove di Sacco smantellano la rete dello spaccio nel padovano. Eseguite nove misure cautelari

PIOVE DI SACCO. C'è anche un 29enne agordino tra gli arresti effettuati dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Piove di Sacco (Padova) che, al termine di una prolungata e complessa attività d’indagine, hanno sgominato un gruppo di malviventi, composto da italiani e nord-africani, appartenenti ad un’unica compagine che aveva monopolizzato lo spaccio di sostanze stupefacenti nella Saccisica e nel territorio dei comuni circostanti. 

Nel corso delle investigazioni sarebbero emerse, complessivamente, responsabilità in capo a 18 indagati, 11 dei quali coinvolti nelle indagini in relazione a ripetute cessioni di droghe di varia natura, effettuate nel periodo compreso tra l’anno 2009 e il mese di settembre 2016, nella zona del Piovese e dei comuni confinanti. Nei confronti di altre 8 persone, invece, è stato contestato il reato di favoreggiamento personale, per aver tentato di intralciare le indagini in atto nei confronti degli spacciatori.

Alle prime luci dell’alba, a conclusione dell’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Padova, i carabinieri hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip che dispone la custodia detentiva in carcere di Khaled Baccouri, 32enne tunisino domiciliato a Brugine, Enrico Crivellari, 47enne di Piove di Sacco, Michael Moro, 28enne di Brugine, Abdellah Essami, 41enne marocchino domiciliato a Piove di Sacco. Simone Piaz, 29enne residente a La Valle Agordina e Anca Malina Tarus, 23enne di Padova, sono stati, invece, finiti agli arresti domiciliari nelle loro abitazioni. Infine, Z.F., 29enne residente a Brugine e S.R., 38enne di Galzignano Terme, sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di rispettiva residenza, mentre nei confronti di M.A., marocchino 32enne, senza domicilio fisso, è stato applicato il divieto di dimora nella Regione Veneto. 

Le indagini sono iniziate nel mese di ottobre 2015, quando i militari dell’Arma, nel contesto di vari servizi svolti sul territorio per contrastare l’illecita diffusione degli stupefacenti, hanno individuato un pusher di origini tunisine, domiciliato a Brugine, che curava l’approvvigionamento di eroina nella zona servendosi di una attiva rete di spacciatori locali.

È dunque iniziata un’attività investigativa, che ha consentito di eseguire 6 arresti in flagranza di reato e sequestrare quasi 250 grammi di eroina. L’eroina, tuttavia, non era l’unica sostanza trattata dal sodalizio, poiché, dai riscontri acquisiti, emergeva che gli indagati erano in grado di reperire e vendere anche altri tipi di droghe, quali cocaina, hashish, marijuana e metadone, oltre al farmaco ipnotico-sedativo denominato “Halcion”.

Le modalità di diffusione degli stupefacenti a livello locale si fondava su una consolidata organizzazione che disponeva di un tariffario predefinito, in relazione al quale gli acquirenti contattavano gli spacciatori formulando le loro richieste. Le consegne avvenivano, anche alla luce del giorno, in luoghi pubblici, quali parchi giochi, bar ed esercizi della zona, al fine di minimizzare ogni sospetto.

Il livello organizzativo raggiunto era talmente collaudato, al punto tale da prevedere anche la vendita di urina “pulita” agli assuntori che dovevano effettuare le analisi biomediche, allo scopo di eludere i risultati degli accertamenti di laboratorio finalizzati a comprovare il possesso dell’idoneità fisica al mantenimento o al conseguimento della patente di guida. 

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