Maxi risarcimento per il bimbo morto a S. Croce

Il Comune e l'Enel sono stati condannati in sede civile. Il piccolo Emanuele annegò nel lago
Il piccolo Emanuele Costa morto nel lago di Santa Croce alcuni anni fa
Il piccolo Emanuele Costa morto nel lago di Santa Croce alcuni anni fa
 
FARRA D'ALPAGO.
Si è chiuso in consiglio comunale a Farra d'Alpago, l'ultimo atto della vicenda riguardante l'annegamento nelle acque del lago di Santa Croce del dodicenne Emanuele Costa, avvenuto nel luglio del 2003 davanti alla spiaggia di Farra. La causa civile promossa dai genitori del ragazzo contro il Comune di Farra e l'Enel si è conclusa con un maxi risarcimento cumulativo.  Nel corso dell'ultima riunione consiliare uno dei punti all'ordine del giorno ha riguardato infatti la delibera con cui l'attuale amministrazione ha riconosciuto, la legittimità del debito fuori bilancio (circa 40.000 euro) causato dalle spese legali per l'incarico affidato a due avvocati, da parte dell'allora giunta del sindaco Attilio Dal Paos, di difendere il Comune di Farra coinvolto nella causa civile insieme all'Enel di Vittorio Veneto.  I due legali erano stati chiamati ad affiancare gli avvocati dell'assicurazione, nella speranza di evitare la condanna a risarcire la famiglia del ragazzo dodicenne, residente a Puos D'Alpago.  Le parcelle relative al saldo per gli avvocati dello studio bellunese Tandura (26.561 euro a saldo di 33.000 euro complessivi) e di quello romano, Paolo Jorio (9.676 euro), erano giunte in municipio a Farra alla fine dell'ottobre scorso.  Ora la pratica riguardante la ratifica del debito fuori bilancio, approvata in consiglio comunale qualche giorno fa, è stata inviata d'ufficio alla procura della Corte dei Conti come previsto dall'iter burocratico.  La causa civile era stata intentata davanti al tribunale di Conegliano e la prima udienza si era svolta il 15 marzo 2005, mentre l'indagine penale per omicidio colposo, avviata subito dopo la tragedia, si era conclusa con l'archiviazione in quanto nessuno degli indagati era stato ritenuto penalmente responsabile per l'accaduto. I familiari del ragazzo, assistiti dall'avvocato Alessandro Gracis, non avevano però creduto a una fatalità.  Il legale coneglianese aveva puntato sui ripetuti prelievi d'acqua che avrebbero favorito la creazione di pericolose aree di fango, le inefficienze e la mancanza di indicazioni che avevano "trasformato quella zona del lago in una trappola", chiedendo che l'esame della vicenda proseguisse in sede di causa civile.  Causa che si è conclusa in tribunale con l'assegnazione di un risarcimento ai genitori del ragazzo, annegato sotto gli occhi di diverse persone che stavano prendendo il sole in spiaggia, poco dopo le tre di un normale pomeriggio estivo. Nessuno però era riuscito ad aiutarlo.  Emanuele era sceso nelle acque basse del lago compiendo qualche passo verso il largo, poi era scivolato improvvisamente sott'acqua. Il suo corpo era stato ritrovato in seguito a molti metri di distanza dal punto dov'era sparito, a causa della corrente che lo aveva trasportato e condotto lontano.

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