Mazzette al primario consegnate in stazione

Gli inquirenti ricostruiscono il sistema utilizzato da Carlo Cetera In due mesi sei coppie hanno già testimoniato contro il medico
Il primario Carlo Cetera
Il primario Carlo Cetera

di Irene Aliprandi

BELLUNO

«Ricordati che il potere è nella lista». Sta in un’intercettazione telefonica la sintesi del meccanismo utilizzato da Carlo Cetera per ottenere soldi illecitamente da coppie con problemi di fertilità. Il primario del reparto di ginecologia e responsabile del centro di procreazione assistita dell’ospedale di Pieve di Cadore è stato arrestato martedì pomeriggio, dopo due mesi e mezzo di indagini condotte dal comando provinciale di Belluno della Guardia di Finanza. Cetera, 62 anni, originario di Cittadella, si trova agli arresti domiciliari nella sua casa padovana di Voltabarozzo, accusato di concussione aggravata e continuata e di alterazione di pubblico servizio e nelle prossime ore verrà ascoltato dal Gip Cozzarini per l’interrogatorio di garanzia; ma il titolare delle indagini, il pm Antonio Bianco, ha già potuto ricostruire il sistema adottato dal celebre primario.

Ogni anno centinaia di coppie si rivolgono al centro pubblico di eccellenza di Pieve di Cadore, dove però possono essere effettuati solo 92 cicli di trattamento, perché così detta la convenzione tra l’Usl 1 di Belluno e la Sismer di Bologna, con sede anche a Treviso, clinica privata specializzata che fornisce i biologi e alcune tecnologie necessarie ai trattamenti di fecondazione assistita. L’attesa, quindi, va dai 18 ai 24 mesi, ma solo una persona aveva il totale controllo della lista: il dottor Cetera. Non si sa quando sia iniziata l’attività illecita del primario padovano, le indagini continueranno per accertare vari elementi ancora poco chiari, ma a un certo punto Cetera ha deciso di approfittare del potere dato dalla lista d’attesa, sfruttando il precario stato psicologico di coppie e di donne provate da anni di sofferenze, patite nella speranza di avere un figlio.

Gli inquirenti spiegano che Cetera iniziava a tastare il terreno fin dal primo incontro, informandosi sulle condizioni economiche della coppia e puntando la sua attenzione sulle donne oltre i 38 anni. Facendo leva sull’età “avanzata” delle aspiranti mamme, il primario le induceva ad accettare una scorciatoia: quella di accorciare la lista in cambio soldi. La richiesta di denaro arrivava già al secondo incontro, spesso stimolato dal medico stesso: da 2000 a 2500 euro a seconda dei casi, soldi che il primario chiedeva in contanti imponendo la consegna nei luoghi più improbabili: caselli autostradali, autogrill, gelaterie e parcheggi di periferia, nella maggior parte dei casi nelle province di Treviso e Venezia.

Cetera chiedeva alle coppie di non parlare di soldi al telefono, ma gli investigatori si sono trovati di fronte a una prassi illecita particolarmente intensa in questi due mesi e mezzo. Il pm Bianco parla di: «Incessante e continua attività concussiva», aggravata da una peculiarità che ha impressionato gli stessi inquirenti: «La spregiuticatezza, corroborata anche dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip». Cetera insisteva, aveva fretta di incassare e giustificava le sue pretese addebitandole ai biologi della Sismer, che invece gli investigatori escludono da qualsiasi coinvolgimento e considerano parte offesa insieme alle coppie concusse, all’Usl 1 e alle donne che si sono viste scavalcare in lista da chi pagava.

Ed è proprio per questo atteggiamento spregiudicato e pressante, consumato a danno di coppie già provate dagli eventi, che la Guardia di Finanza e il Gip hanno deciso di intervenire al più presto, bloccando il primario dopo aver raccolto elementi sufficienti.

Le indagini sono iniziate a ottobre dalla denuncia di una donna bellunese alla quale Cetera ha chiesto del denaro per saltare la lista pubblica (le prestazioni a Pieve di Cadore sono interamente a carico del servizio sanitario nazionale). La donna si è rivolta alla Guardia di Finanza che, coordinata dal pm Bianco, ha attivato una squadra investigativa col supporto di intercettazioni telefoniche e ambientali e raccolta di documenti. Ascoltando il primario al telefono, i finanziari hanno scoperto l’appuntamento con una donna di Trieste. Lo scambio di denaro è avvenuto al bar della stazione di San Donà di Piave e i finanzieri sono riusciti a filmare l’episodio, all’insaputa della triestina che poi è stata identificata e ascoltata per la conferma.

Finora sono sei le coppie che hanno accettato di parlare con la Gdf: tre bellunesi, una triestina, una di Conegliano e una di Feltre, ma l’impressione è che le famiglie concusse siano molte molte di più e l’invito è quello di presentarsi al comando di Belluno. Di questi sei casi, il primo sta nella tentata concussione della denuncia iniziale, quattro si sono consumati nell’arco delle indagini e uno risale al 2010. Tutti hanno confermato il meccanismo utilizzato da Cetera, che con le sei coppie ascoltate ha sempre proceduto allo stesso modo. Particolarmente delicate le indagini per la situazione psicofisica delle donne: una è di loro al settimo mese di gravidanza.

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