Mazzette per saltare le liste d'attesa: condannato l'ex primario Cetera
BELLUNO. Cetera condannato a metà. Gianaroli assolto del tutto. L’ex primario del Centro di procreazione di Pieve di Cadore, Carlo Cetera, ha preso cinque anni e sei mesi di reclusione, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale, e l’interdizione dalla professione medica per la durata della pena. Ma non per concussione tentata e consumata: il reato è stato derubricato in induzione indebita a dare o promettere utilità. Questo significa che se fosse stato consumato di recente avrebbe portato sul banco degli imputati anche le donne che gli hanno dato dei soldi per saltare la lista d’attesa e accedere più velocemente ai cicli di procreazione medicalmente assistita. I giudici Coniglio, Sgubbi e Cittolin hanno dato le attenuanti generiche.
Il presidente della Sismer di Bologna Luca Gianaroli è stato assolto, perché il fatto non sussiste dall’accusa di corruzione ed è stata scagionata anche la Società italiana studi di medicina della riproduzione che era stata citata come responsabile amministrativa, in quanto non avrebbe impedito a un proprio dirigente di commettere un reato. C’è un risarcimento danni di 10 mila euro per l’unica donna che si è costituita parte civile, mentre per l’Usl 1 se ne parlerà in sede civile. Prescritti,quindi sentenza di non doversi procedere, i fatti anteriori al 2007. Il tempo è scaduto.
Dopo che, un paio d’anni fa, il ginecologo padovano aveva tentato di patteggiare due anni di reclusione con pena sospesa, le richieste della procura erano state di condanna per tutti e anche in modo più pesante. Il pm D’Orlando aveva finito la sua requisitoria con nove anni per Cetera, due anni e otto mesi per Gianaroli e 90 mila euro alla società. L’Usl 1 aveva avanzato una richiesta di risarcimento di 3 milioni di euro, ma a questo punto dovrà fare una causa civile.
Il caso era scoppiato nel 2011, ma la convezione tra l’Usl 1 e la Sismer è andata avanti fino alla scadenza naturale del contratto del dicembre dell’anno dopo. Cetera era accusato di aver chiesto dei soldi alle aspiranti mamme per accorciare le liste d’attesa di due anni e molte hanno pagato tra i due e i tremila euro, consegnandoli sempre lontano dall’ospedale: un bar, un casello autostradale o un’azienda. Diciassette i casi contestati, dei quali 15 riusciti e due solo tentati. A Gianaroli veniva attribuito l’utilizzo del Servizio sanitario nazionale all’insaputa della dirigenza dell’Usl 1. Infine, la Sismer, che si occupava del prelievo degli ovociti e del trasferimento degli embrioni per l’ospedale di Pieve, si era vista portare in tribunale per una mancata vigilanza che avrebbe favorito la commissione del reato. Solo Cetera è stato condannato.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi