Medaglia Usa guadagnata alpino bellunese è assolto
BELLUNO. Un cappello d’alpino per una mimetica. I rapporti tra l’aiutante maggiore del 7° Reggimento Alpini, Paolo Mastromatteo e il militare statunitense che durante la missione in Afghanistan si faceva chiamare “Houston” erano diventati così cordiali da giustificare uno scambio di doni. Ma è al ritorno in Italia dall’accampamento che si trovava a una trentina di chilometri da Herat, che il soldato italiano riceverà per posta un diploma e una medaglia dagli Usa: la “The Army Achievement medal”.
Non gli fosse mai arrivata: si è trovato a processo per falso e falso ideologico e ieri è stato assolto dal giudice Feletto, perché il fatto non sussiste: «Doverosamente assolto». Il pm Rossi aveva chiesto un anno e nove mesi, sulla base delle indagini della polizia giudiziaria, anche all’ambasciata statunitense.
In un elenco, il nome di Mastromatteo effettivamente non c’era. Per l’accusa, il militare aveva presentato al capitano addetto all’attività certificativa Merighi un documento falso. Una copia del diploma, in attesa dell’originale. Questo gli ha consentito di fregiarsi di una decorazione non nazionale, grazie a un visto non valido del colonnello Mega, che disconoscerà quella sigla. Poi ha alterato il registro di protocollo dell’amministrazione, infine in un atto ha attestato falsamente che la spesa sostenuta di 1,90 euro di posta prioritaria per una nota era dovuta a una questione burocratica nell’interesse dell’Esercito, mentre in realtà era stata fatta allo scopo di ottenere il riconoscimento dell’onoreficenza fantasma. Le accuse sono tutte cadute.
Diploma e medaglia sono apparsi in aula e il colonnello Zamboni, che ora lavora a Bruxelles, ha detto che sono genuini. L’imputato ha spiegato la situazione che si era creata prima di partire per la Val di Susa e la moglie ha confermato l’arrivo di un plico con timbro americano. Il difensore ha parlato di disegno criminoso non dell’imputato, ma di chi ha voluto che finisse a processo ed è finita con l’assoluzione. Il legale aveva chiesto una perizia calligrafica e che venisse sentito l’amico destinatario della mimetica. —
Gigi Sosso
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