Medici in sciopero «Vogliamo garantire servizi di qualità»
La protesta: «Venezia ci ha fatto aprire le medicine di gruppo ma ora non ci fornisce apparecchiature e specialisti»
FOTO SIMBOLO DI UN MEDICO CHE VISITA PAZIENTE..VISITA DOMICILIARE - DOMICILIARI - A DOMICILIOUn paziente sottoposto a visita medica in un ospedale veneto. In aumento i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari
BELLUNO. Medicine di gruppo integrate partite a metà, ospedali di comunità ancora fermi al palo in attesa che il servizio medico venga esternalizzato. Lo sciopero veneto dei medici di famiglia, previsto oggi e domani, nasce da motivazioni concrete e dalle promesse disattese dalla Regione, circa il salto di qualità del comparto socio-sanitario territoriale, che avrebbe dovuto portare a una contrazione della spesa e a un servizio più efficiente.
Medicine di gruppo integrate (Mgi).
«C’è un palpabile disagio da parte nostra rispetto alla progettazione, peraltro molto valida, che la giunta veneta aveva messo in piedi e che oggi è bloccata», precisa Giuseppe Barillà, medico dell’ex Utap ora Medicina integrata Longaronese-Zoldana. «A quasi un anno dalla nostra apertura, non abbiamo mai avuto l’apparecchiatura che ci era stata promessa da Venezia per gestire i pazienti cronici: diabetici, scompensati di cuore, broncopneumopatici cronici ostruttivi e quelli che necessitano dell’anticoagulante orale. Avremmo anche dovuto avere nei nostri ambulatori, in precise giornate, alcuni specialisti (pneumologo, cardiologo, diabetologo), ma a oggi abbiamo soltanto iniziato a parlare con queste figure ospedaliere e l’accordo è ben lontano dall’essere siglato». Una situazione, questa, che riguarda tutto il Veneto.
«Da cosa dipenda questo ritardo, non lo sappiamo. È la Regione che non vuole andare avanti nel progetto? È l’azienda sanitaria che va a rilento? Questo comportamento, comunque, denota il disinteresse che c’è verso la gestione del paziente cronico su un territorio come quello montano che soffre già dell’abbandono dei suoi cittadini. E così si naviga a vista», attacca Barillà, «non potendo offrire quei servizi che dovremmo ai cittadini. All’inizio avevamo fatto presente a Venezia che partire con tutte queste attività assieme sarebbe stato duro, ma dall’alto hanno voluto che si procedesse. Adesso è proprio dall’alto che ci viene impedito di andare avanti».
«Con l’avvio prima dell’Utap e poi delle Mgi», fanno presente i medici, «la nostra attività è aumentata del 30%, dovendo eseguire anche semplici medicazioni dermatologiche e fleboclisi per i pazienti cronici: in questo modo evitiamo che la gente vada al Pronto soccorso». A chi si dice scettico nei confronti delle medicine di gruppo integrate, risponde anche il presidente dell’Ordine dei medici, Umberto Rossa, ribadendo che «questo sistema definito “a stella” non esclude il mantenimento dei singoli ambulatori nelle varie frazioni, quindi non c’è alcun disagio per i residenti. Anzi, c’è la possibilità di avere un servizio in più».
Ospedale di comunità e case di riposo
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«Ci opponiamo alla volontà della Regione di esternalizzare il servizio medico in queste strutture perché potrebbe essere peggiorativo per i pazienti».
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