Medicine integrate avanti altri due anni: l’Ulss 1 ha rinnovato la convenzione

Si punta a uniformare l’attività dei quattro centri provinciali.

«Prevenzione e cura delle cronicità tra gli obiettivi»

R.b.
Alessio Gioffredi
Alessio Gioffredi

BELLUNOL’Ulss 1 Dolomiti rinnova per il biennio 2022-2024 la convenzione con le quattro medicine di gruppo integrate del territorio. Si tratta di un contratto che servirà per omogeneizzare obiettivi, servizi e risorse economiche tra le quattro realtà sanitarie, in vista di una valorizzazione maggiore dei servizi grazie alle futura sinergia con le case di comunità, che saranno realizzate in provincia con i fondi del Pnrr.

Una necessità imposta dal fatto che questo sistema sanitario territoriale dovrà cambiare pelle, secondo la volontà espressa dalla Regione. A dire il vero, qualche anno fa la giunta veneta aveva deciso di eliminare le medicine di gruppo integrate, ma con un accordo nazionale saranno riviste facendole diventate medicine di gruppo, pur mantenendo le stesse finalità e servizi delle integrate.

LE MEDICINE INTEGRATE

Le medicine di gruppo integrate, nate nel 2017, rappresentano, nell’attuale modello organizzativo regionale, la forma più evoluta per l’erogazione delle prestazioni di assistenza primaria. Un team di professionisti, operando in forma integrata, fornisce un’assistenza globale alla popolazione: dalla prevenzione alla palliazione, in maniera continua.

Le medicine integrate assicurano una maggiore accessibilità ai servizi, sono operative per 12h al giorno, dal lunedì al venerdì, e concorrono alla realizzazione degli obiettivi di salute stabiliti dalla Regione.

Nel Bellunese sono quattro: a Longarone-Zoldo operano sei medici per una popolazione di quasi novemila assistiti; a Cavarzano (Belluno Dolomiti) sei medici con un bacino di utenza di oltre 10mila persone; quella del Comelico, con sede a Santo Stefano, ha cinque medici e segue quasi 8mila pazienti; quella Feltrina ha 10 medici e quasi 16 mila pazienti.

Si tratta di attività avviate in tempi diversi, che oggi sono apprezzate da gran parte dai cittadini, rappresentando il punto di riferimento principale per i bisogni della popolazione assistita.

LA NUOVA CONVENZIONE

Medicina di gruppo integrata significa anche dover rispettare alcuni obiettivi imposti dalla Regione. Obiettivi che per il prossimo biennio mirano sempre di più alla presa in carico dei pazienti cronici: dagli scompensati cardiaci a quelli affetti da diabete di tipo 2, ma anche chi soffre di broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco).

A questo si aggiungerà anche il lavoro di sensibilizzazione dei medici verso le vaccinazioni contro influenza, pneumococco e Covid e anche verso gli screening oncologici. I professionisti saranno chiamati a lavorare anche per sensibilizzare sui corretti stili di vita: dall’abbandono del fumo all’aumento dell’attività fisica. Ogni obiettivo raggiunto significa ottenere delle ricompense economiche.

«Nel 2021 l’Ulss 1 ha stanziato per le quattro medicine integrate complessivamente 2,3 milioni di euro, somma che serve ai medici per pagare in parte (perché una parte dei costi è sostenuta dall’Ulss) il personale amministrativo, infermieristico e le spese vive di affitto, gas, luce e acqua dell’ambulatorio», precisa Alessio Gioffredi, direttore del distretto di Belluno che evidenzia il futuro delle medicine integrate.

«Abbiamo rinnovato la convenzione per due anni per permettere alle quattro medicine di omogeneizzarsi tra loro, inseguendo obiettivi e strategie uniformi», precisa, «in vista di un ulteriore passo che porterà queste strutture ad agire in collegamento stretto con le case di comunità, che sorgeranno nel nostro territorio. Qui i cittadini potranno trovare delle risposte alle loro patologie croniche. Le “case” saranno infatti fornite di attrezzature e tecnologia tali da r permettere, tramite la telemedicina, una presa in carico totale da parte dei medici di famiglia».

IL FUTURO

Nel corso del tempo, non si parlerà più di medicine di gruppo integrate, quindi, ma di medicine di gruppo, che funzioneranno come le attuali medicine integrate. «Questo permetterà ai medici territoriali di concentrarsi su attività di prevenzione e gestione delle cronicità, ottenendo un modello omogeneo di presa in carico degli assistiti, superando le specificità delle singole realtà associative. Il nostro scopo», dice Gioffredi, «è ottenere una maggiore appropriatezza nelle cure, dando così sempre più valore alla salute». 

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