Mele e ortaggi, ma il sogno è aprire un agriturismo

BORGO VALBELLUNA
La passione per l’agricoltura è arrivata nella vita della 36enne Enrica Balzan un po’ in calcio d’angolo. Perché dopo il diploma allo scientifico di Belluno e la laurea specialistica in scienze e tecnologie alimentari a Padova, non ha subito iniziato a sperimentarsi nel settore, pur venendo da una famiglia di coltivatori a livello hobbistico, come capita spesso in famiglie bellunesi. Anche la scelta degli studi, a dire il vero, è arrivata per una combinazione di fattori non dettata proprio da una vocazione. «Ho scelto il mio percorso di formazione un po’ per indecisione, un po’ perché nella laurea che ho fatto c’erano diverse materie che mi piacevano e per le quali avevo una particolare predilezione, come biologia, chimica e matematica».
Come sono stati i primi anni di lavoro?
«Mi sono sempre occupata del mio ambito subito dopo la fine degli studi, quindi nel 2008. Prima di iniziare a lavorare avevo scelto di fare sei mesi di tirocinio al Dipartimento di prevenzione dell’Usl di Feltre al Servizio igiene degli alimenti, anche per non trovarmi subito a fare cose che non c’entrassero con il mio percorso e per fare un periodo propedeutico. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha garantito gli studi, permettendomi di concentrarmi su di essi. Purtroppo, però, il settore dell’igiene alimentare non è molto fiorente nel nostro territorio, tanto che il mio lavoro di cinque anni l’ho fatto nell’ambito del controllo qualità in un pastificio di Crocetta del Montello».
Com’è arrivata quindi la scelta di diventare agricoltrice?
«Dopo qualche anno ho cominciato a sentire la voglia di cambiare, perché era un’esperienza limitante, ma anche perché avrei dovuto allontanarmi sempre più da casa, verso Verona o anche di più in là. Prima ho fantasticato di aprire una mia attività, con l’idea iniziale di fondare un laboratorio di trasformazione per fare succo e sidro di mele, lasciandomi trasportare dall’onda di “Mele a Mel”. Poi, dopo essermi informata e aver visitato alcune aziende, ho iniziato a fare due conti, capendo che a livello economico era più sostenibile coltivare i campi piuttosto che trasformare i suoi frutti. Mi sono buttata un po’ alla cieca, lo ammetto, ho imparato e sto imparando tutto mano a mano, seguendo i precetti del metodo biologico».
Quindi l’azienda agricola nasce sei anni fa.
«Esatto, nel 2014, quando ho avuto l’occasione d’oro di entrare in contatto con un signore di Trichiana che aveva una piccola azienda con alcune serre e un campo e stava cercando qualcuno a cui affidarne la conduzione, visto che da pensionato non aveva più molta voglia. Sono partita così, facendo l’anno dopo la domanda per il primo insediamento e spostandomi infine su alcuni terreni di famiglia a Campo di Mel, più che sufficienti per la mia idea che non è di agricoltura intensiva. Sto per raggiungere la produzione completa del meleto e nel contempo coltivo ortaggi, tra cui patate e molte varietà di fagioli locali».
In futuro prevede un’integrazione con i suoi studi?
«Stiamo sistemando la casa dei miei bisnonni per trasformarla in un piccolo agriturismo, con l’idea di aprire intanto due camere da destinare a bed&breakfast. Avevo appena iniziato un corso a febbraio, poi con l’emergenza coronavirus è stato tutto sospeso. Il sogno più grande sarebbe quello di arrivare a fare anche ristorazione, con la creazione finalmente del laboratorio per trasformare alcuni prodotti, anche se la vendita diretta delle mele, ad esempio, va molto bene e richiede molto meno lavoro. Ho anche una cella frigorifera che mi permette di conservare i prodotti, quindi non ho necessità di smerciare tutto subito, tanto che con il lockdown non ho subìto perdite, visto che è arrivato in un momento dell’anno in cui non avevo invenduto».
Dove possiamo acquistare i suoi prodotti?
«Non ho punti vendita, ma commercio lo sfuso direttamente in azienda su prenotazione, anche se capita sempre chi passa senza avvisare, con il rischio di non trovarmi in sede».
Come vanno gli affari?
«Il coronavirus ha influito poco anche sulla preparazione dell’attuale stagione agraria, perché di fatto ho lavorato nella preparazione e nella semina dei campi e la sola cosa che poteva accadere era se dimenticavo di comprare qualcosa, come ad esempio i semi. L’annata scorsa è andata male ma ho avuto comunque vendite altissime, che mi hanno svuotato il magazzino tra ottobre e novembre. Lo smercio del prodotto fresco biologico per me è una priorità, vedremo più avanti se offrire anche minime quantità di trasformati». —
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