Menestra de San Dordi, Sorriva ha rivissuto l’antico rito del voto

Utilizzati un quintale e dieci chili di fagioli per preparare la pietanza poi benedetta e distribuita dai coscritti

SOVRAMONTE. Il voto fatto dai sorrivesi all’epoca della pestilenza del 1631 è stato ancora una volta rispettato. E la comunità ha vissuto il rito della “menestra de San Dordi” assieme all’amato ex parroco don Anselmo Recchia, ora a Visome, tornato a Sorriva per la giornata.

È stato ancora una volta un fine settimana intenso quello vissuto a Sorriva per celebrare San Giorgio e per onorare la promessa fatta ai tempi della peste. Quest’anno è toccato alle famiglie Grisotto, Bombardelli e Reato curare la preparazione della minestra votiva. Riuscita particolarmente squisita grazie a 110 chili di fagioli rigorosamente coltivati a Sorriva (ogni famiglia ne offre un chilo, assieme al contributo della “cota”), allo scalogno degli orti del paese e agli ingredienti “segreti”, tramandati di generazione in generazione.

Ha colpito tutti la presenza dell'ex parroco don Anselmo Recchia, commosso nel ripassare nei luoghi che lo hanno visto arrivare giovane parroco trent'anni fa: don Anselmo è stato riabbracciato con affetto dagli ex parrocchiani, che non ne hanno dimenticato l’impegno e l’amore per Sorriva, anche sul piano delle opere. È stato il sacerdote, infatti, a promuovere il restauro della casa della dottrina, che versava in stato di abbandono, e i lavori nella chiesa parrocchiale.

Ieri è stata dunque la giornata clou di un intenso fine settimana, iniziato giovedì con la messa del voto e proseguito venerdì e sabato tra le inaugurazioni delle quattro mostre allestite in paese, il concerto corale in ricordo del centenario della Grande guerra, il campanò.

La minestra, cotta per tutta la notte in quattro pentoloni, all’alba era pronta e sono iniziati i preparativi per la distribuzione effettuata dai coscritti in giuro per il paese, la messa di buon mattino al parco dove i tumuli ricordano la sepoltura degli appestati, la processione da San Giorgio con i “cappati” vestiti di bianco e rosso e lo stendardo del santo che apre il corteo.

Sul sagrato della chiesa, dove è stata cotta la minestra, c'è stata la benedizione dei pentoloni e del pane fatto per l'occasione e contrassegnato da una piccola croce, anch’esso distribuito dai coscritti.

Una volta benedetta la minestra, è iniziata la distribuzione: sotto il tendone per i forestieri e casa per casa per i sorrivesi, grazie alle 8 coppie di coscritti con i classici paioli in rame. La “menestra”, come da tradizione, è arrivata nelle abitazioni del paese rigorosamente prima di mezzogiorno, quando le famiglie si sono sedute a tavola per gustarla come segno beneaugurante. Come accade ormai da oltre quattro secoli.

Stefano De Barba

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