Mense e pulizie il 40% degli addetti ha scioperato

BELLUNO. Il 40% dei circa 2.000 addetti del settore turismo, pubblici esercizi, ristorazione collettiva (mense aziendali, ospedalieri, scolastiche), multiservizi e pulizie industriali della provincia...
BELLUNO. Il 40% dei circa 2.000 addetti del settore turismo, pubblici esercizi, ristorazione collettiva (mense aziendali, ospedalieri, scolastiche), multiservizi e pulizie industriali della provincia ha scioperato ieri per l’intero turno. E alcuni di questi lavoratori hanno anche dato vita a un presidio e a un volantinaggio davanti all’ospedale San Martino di Belluno per protestare contro il mancato rinnovo dei contratti, bloccati dal 2013.

Le trattative per il rinnovo si sono arenate a causa delle «inaccettabili proposte peggiorative delle tutele previste in caso di malattia, delle irricevibili modifiche alla regolazione dei cambio d’appalto, degli irrisori aumenti dei salari proposti e, infine, della restituzione di importanti elementi economici e normativi (permessi, scatti, malattia) posta proprio quale condizione al rinnovo contrattuale», sottolineano Stefano Calvi della Fisascat Cisl, Giovanni Cescato della Filcams Cgil e Renato Candiago della Uiltucs.

«Ci siamo dati appuntamento davanti all’ospedale», spiega Calvi, «perché in questa struttura operano lavoratori sia delle pulizie che della ristorazione collettiva. Tutte le volte che si va al rinnovo dei contratti, tutto il peso delle contrattazioni al ribasso fatte dagli imprenditori e datori di lavoro vengono scaricate sul costo del lavoro e di conseguenza si lavora sempre di più e si è pagati sempre meno: è ora di finirla con queste forzature».

«I ritmi di lavoro sono alti, siamo sparpagliate in vari cantieri e se alzi un po’ la testa di trovi senza lavoro», dice Daniela Casanova delegata della Fisascat Cisl, dipendente della Bauunternehmung srl che gestisce le pulizie alla Costan, Unifarco ed altre aziende. «Per chi è appena assunto la paga oraria è di 6.5 euro lordi, che sale a 7,20 euro dopo quattro anni. Praticamente al mese arriviamo a 500 euro netti. Uno stipendio molto basso. E in questo modo non superando gli 8000 euro l’anno di reddito non abbiamo nemmeno diritto agli 80 euro mensili messi dal governo Renzi che va a chi ha un reddito superiore al nostro. Quindi oltre al danno anche la beffa», sottolinea Casanova.

«Non ci riconoscono nemmeno gli straordinari che diventano flessibilità positiva: cioè le ore fatte in più si trasformano in ore da rimanere a casa tipo ferie», dice Diana De Martin iscritta alla Cgil e lavoratrice della Serenissima che opera nell’ospedale di Feltre.

«Si tratta di servizi essenziali per la cittadinanza», aggiunge Cescato. «Non dimentichiamo che negli ospedali del Veneto sono già avvenute due spending review con pesanti tagli al monte ore al quale vengono sottoposti i lavoratori per poter coprire il servizio. Ogni passaggio di appalto comporta purtroppo una riduzione dell’orario e questo sta portando a una compressione del lavoro ormai insostenibile per le lavoratrici. Lavoratrici che per senso del dovere preferiscono perdere qualche ora ma garantire la pulizia specie in posti come un ospedale». «Non dimentichiamo poi», prosegue Cescato, «che a ottobre sarà aggiudicata la gara regionale per la centralizzazione delle mense ospedaliere con una perdita del 70% del personale. Con il sistema del “cook and chill” i pasti si prepareranno anche cinque giorni prima e poi saranno riscaldati sul posto. Problemi sono stati evidenziati anche per l’appalto delle pulizie nelle caserme come quelle dei vigili del fuoco dove si fatica a percepire gli stipendi e il Tfr».

«Chi opera in questi settori», concludono i rappresentanti sindacali, «svolge un lavoro prezioso per garantire servizi anche irrinunciabili a cittadini e viaggiatori: con il contratto scaduto da quattro anni, le insostenibili richieste delle controparti rappresentano un attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici».
(p.d.a.)

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi