Mense scolastiche dal prossimo anno tariffe più agevolate

Il Comune vuole aiutare le famiglie in difficoltà Sul “panino a scuola”: «Bisogna parlarne con Usl e scuole»
Di Alessia Forzin
Una mensa scolastica in una immagine di archivio ANSA
Una mensa scolastica in una immagine di archivio ANSA

BELLUNO. Il caso del “panino in mensa” a scuola è arrivato anche a Belluno. La sentenza del Tribunale di Torino, che ha dato ragione alle famiglie che si erano rivolte alla giustizia per permettere ai propri figli di pranzare al sacco a scuola, è destinata ad avere ripercussioni in tutta Italia. A Belluno sono arrivate alcune richieste, ma la questione deve essere affrontata in un tavolo congiunto fra Comune, Istituti comprensivi e Usl. Le competenze in materia di mense, infatti, sono condivise (l’Usl, per esempio, si occupa di predisporre i menù).

«È un bene che il tema sia emerso, perché ritengo vada affrontato», spiega l’assessore Valentina Tomasi. «Soprattutto perché dobbiamo chiederci cosa spinga le famiglie a fare questa scelta». La risposta è semplice da individuare: ragioni economiche. A Belluno il pasto in mensa costa fra i 4,70 e i 5,60 euro. Per i bambini che frequentano il tempo pieno, la spesa mensile è vicina ai 100 euro. «Sommata al costo del trasporto scolastico, della cancelleria, del grembiule e di tutto quello che serve al piccolo, capisco che alcune famiglie vadano in difficoltà», aggiunge la Tomasi.

Il Comune ne aiuta una cinquantina con le spese scolastiche. E dall’anno scorso ha introdotto le fasce Isee anche nelle mense. A gennaio il costo dei pasti sarà modulato in maniera ancora più rilevante, per proseguire nel percorso avviato dall’amministrazione di rendere maggiormente equi i costi dei servizi. Il principio è semplice: chi ha di più, paga di più. Le tariffe delle mense, dunque, cambieranno dal 2017: «Introdurremo nuove agevolazioni, stiamo facendo un’analisi per capire che impegno di spesa dovremo mettere a bilancio», spiega l’assessore. «Sarà ampliata la forchetta fra la fascia più bassa e quella più alta. Ma a questo punto dobbiamo aprire una riflessione, a livello nazionale, sul servizio che forniamo. Perché se il problema è il caro mense, il pubblico deve intervenire per rendere questo servizio accessibile a tutti».

Il sogno della Tomasi, che non lo nasconde, è che la mensa diventi gratuita per chi non se la può proprio permettere. Altrimenti si rischia che sempre più famiglie mandino il proprio figlio a scuola con un cestino preparato a casa. «Va data una risposta, e lo dobbiamo fare confrontandoci noi, l’Usl e le scuole», conclude la Tomasi. La proposta va esaminata tenendo conto di tutte le sue implicazioni. Dove dovrebbe mangiare il bambino? A mensa sarebbe rischioso, per il problema delle allergie (metti che dia un pezzo del suo panino a un compagno celiaco). In un’altra stanza sarebbe discriminatorio. E sono solo due degli aspetti da valutare. «Questa situazione va disciplinata, attraverso un confronto fra tutti i soggetti che si occupano della ristorazione scolastica», chiude la Tomasi.

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