Messner: l’autostrada? Ok, ma solo fino alle porte del Cadore

L’alpinista ha inaugurato la stagione del monte Rite e la Biennale d’arte a Cibiana. Tanti gli argomenti trattata: «Servono strade più scorrevoli. Manca la sicurezza per l’aeroporto a Cortina. Il Treno delle Dolomiti è un sogno, perché trovare un miliardo di euro non sarà facile»

CIBIANA. Il treno delle Dolomiti? «Idea magnifica, ma trovare un miliardo sarà difficile». Proseguire l'autostrada fino a Monaco? «Inutile illudersi, l'Austria non lo permetterà. E sarò io stesso a contrastarla. Semmai, portiamola fino alle porte del Cadore». L'aeroporto di Cortina? «Improbabile, per motivi di sicurezza». Tutto questo e altro ancora da Reinhold Messner, il grande alpinista degli 8 mila, esploratore, oggi operatore culturale e domani regista. L'abbiamo incontrato sul monte Rite, sopra Cibiana, sotto un pioggia quasi temporalesca, per cui ha commentato: «Musei bagnati, musei fortunati». Ieri, infatti, Messner ha partecipato all'inaugurazione della Biennale d'arte, ospitata all'ex caserma, prima della vetta del Rite, dove un forte della guerra è stato trasformato in uno dei sei musei dell'arcipelago Messner. Ma a Cibiana, in valle, al Taulà dei Bos, parte anche una sala espositiva, dedicata alle Dolomiti, di cui si prende cura lo stesso Messner. È l'occasione, all'inizio della stagione estiva, di fare il punto sui problemi delle terre alte.

Al museo fra le nuvole del Rite che cosa di nuovo troveranno i visitatori quest'estate?

«Una singolare installazione dedicata alla guerra che si combattè sulle Dolomiti. Ci sono dei letti usati all'epoca e ci sono delle scritte».

Scritte che, come abbiamo letto, invitano a non fare la pazzia della guerra...

«Che le guerre insanguinino ancora il mondo è sotto gli occhi di tutti. Lo certificano le migliaia di profughi sbarcati, anzi salvati in mare in questi giorni. Ma dobbiamo stare attenti anche in Europa. I nazionalismi che stanno riemergendo sono pericolosissimi. Portano al fascismo. Per fortuna un austriaco ogni due ha votato contro. Ma il problema resta. E se negli Usa vince Trump...».

Se vince Trump?

«Saranno dolori per tutti. Dolori fascisti. Dalla Polonia all'Ungheria, e via continuando con altri Paesi, è purtroppo questa la cultura che riemerge, quella del fascismo».

Quindi da uno dei musei più alti d'Europa lei vuol lanciare un preciso monito.

«Basta guerre. Ed è anche monito che possiamo ricavare dalla bellissima esposizione della Biennale, alla caserma. Un luogo magnifico. In quella caserma, che è stata al centro di azione belliche, è possibile, attraverso l'arte, educare alla condivisione. Come dimostra l'installazione di un artista, guarda caso, austriaco».

Con questi centri culturali, il museo del ferro e i murales, Cibiana è destinata a diventare la piccola Katmandu delle Dolomiti, come lei auspicava già 10 anni fa.

«Sì, manca però l'albergo diffuso. O l'ospitalità diffusa, come preferisce intenderla il sindaco di Cibiana. A questo punto invito i cibianesi a mettere a disposizione le loro stanze vuote. Il mio sogno è che il paese possa avere almeno 500 posti letto occupati al giorno. Mi consta, però, che ci siano problemi da risolvere».

Problemi?

«Sì, mi pare di capire che in Cadore non ci sia quell'armonia necessaria per uno sforzo comune intorno agli obiettivi che ci si dà».

La Fondazione Unesco sta svolgendo il suo ruolo?

«Sì, ma non viene dotata delle risorse necessarie. La Regione e il Governo italiano devono decidersi a mettere a disposizione della montagna i fondi necessari. Un esempio? Perché il presidente Zaia non rende disponibili quei 2 o 3 milioni che basterebbero per la microfunivia del Rite, in modo da liberare la montagna dalla polvere del traffico delle navette. Alla Fondazione Dolomiti, in ogni caso, mi permetto di dire che non basta installare cinque cartelloni stradali per promuovere le Dolomiti. Io farò un film che distribuirò soprattutto in Germania, dedicato a queste montagne».

Di quanti fondi ha bisogno?

«Non chiederò un euro a nessuno. Svilupperò un racconto che parte dalla scoperta di questi luoghi nel 1850 e passerò in rassegna varie località, a cominciare da Colle Santa Lucia».

Il suo amico Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, e il governatore Zaia hanno lanciato il progetto del treno delle Dolomiti.

«Tifo per loro. Convintamente. Ad Arno, però, ho già detto la mia preoccupazione: dove troveranno un miliardo da investire? Mi auguro davvero che ce la facciano».

E l'aeroporto di Cortina per i mondiali da sci del 2021?

«Non riusciranno a realizzare lo scalo di Bolzano, immaginarsi quello di Cortina. Troppi problemi di sicurezza».

È tornato d'attualità il proseguimento dell'A27?

«Se accadrà, io scenderò in campo. Contro. L'Austria non permetterà il transito. Semmai si potrebbe arrivare alle porte del Cadore e poi proseguire con strade di valle scorrevoli».

Il “Corriere delle Alpi” ha trattato in questi giorni dei gravi problemi di spopolamento. C'è chi propone un reddito di sostegno per i montanari che resistono...

«No. Perderebbero ogni intraprendenza. Una soluzione ci sarebbe: il maso chiuso. Ma se nelle Dolomiti bellunesi è improponibile, ecco l'alternativa: la banca della terra. Censiamo le aree incolte e redistribuiamole a chi se le prende in carico».

Riuscirà a convincere Merkel a ritornare sul Rite e, magari, ad invitare anche Renzi?

«Li accompagnerei ben volentieri. Come credo in Angela, così ho tanta fiducia in Matteo».

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