«Metà dei voucher avevano criticità»
BELLUNO. «Metà dei voucher usati in Veneto sono in linea con i requisiti del lavoro accessorio». Dal 2015 Tiziano Barone guida l’agenzia regionale Veneto Lavoro, che tiene sotto analisi il fenomeno del lavoro accessorio.
«L’anno scorso abbiamo presentato in collaborazione con l’Inps il primo report nazionale sull’utilizzo dei voucher in Italia e nella nostra regione che individua questa tendenza - ha proseguito Barone -, confermata anche nel corso del 2016».
Quali sono i numeri del fenomeno voucher in Veneto?
«Abbiamo evidenziato che complessivamente su un totale di 160mila prestatori di lavoro accessorio con voucher nel 2015, una metà lo utilizzava in maniera corretta. 86mila lavoratori erano in linea infatti con quanto previsto dalla norma, altri 84mila invece era prestatori in situazioni di "criticità" rispetto le norme vigenti».
Ora la decisione del governo cancella il modello. Che fare?
«Oggi abolendo questo strumento, che aveva il pregio di essere semplice, lasciamo aziende, famiglie e lavoratori che lo utilizzavano in modo corretto con il cerino in mano. Lo strumento è nato per venire incontro alle esigenze del settore agricolo, in particolare della vendemmia, che ha necessità di molta manodopera in un determinato periodo dell'anno. Poi è stato esteso ad altre situazioni lavorative. Con la cancellazione dei voucher si aprono varie strade, chi usava i voucher come ad esempio le famiglie, il settore turistico, quello agricolo, dovranno rivolgersi ad un’altra forma di contratto: il lavoro intermittente non può essere la soluzione, come non è così semplice pensare che le famiglie usino il contratto di lavoro domestico per piccoli lavori domestici o l’accudimento dei propri figli o anziani. In particolare le famiglie necessiteranno di un intermediario per accedere ad altre forme contrattuali, con un aggravio dei costi».
Quali i lati positivi dei voucher?
«La semplicità è la sua caratteristica principale, facile da acquistare e usare. Il voucher serviva proprio a determinate categorie, per i lavoratori un’occasione di integrazione del proprio reddito, facendo attività accessorie. E serviva alle imprese, evitando di accendere un rapporto di lavoro per attività accessorie semplici, in determinati periodi dell'anno».
E le storture?
«Purtroppo abbiamo trovato dipendenti che venivano pagati dalla propria azienda con i voucher. Oppure persone che lavorano esclusivamente in questo modo, non avendo quindi nessun trattamento a fini pensionistici».
Quali soluzioni per "salvare" i voucher?
«Credo che in modo semplice si possa risolvere il problema con una banca dati nazionale che tracci l'uso dei voucher da parte di aziende, famiglie e lavoratori accessori. E vengano poi fissate le ore annuali massime entro le quali un lavoratore pensionato, studente o cassaintegrato possa arrotondare lo stipendio. Ora però attendiamo cosa intenderà farà il governo».
Stanno crescendo le attività cosiddette della "Gig economy". Non più le prestazioni lavorative continuative (il posto fisso, con contratto a tempo indeterminato) ma si lavora on demand, cioè solo quando c'è richiesta per i propri servizi, prodotti o competenze. Qual è la situazione in Veneto?
«Anche in Veneto sono presenti ed in aumento questo tipo di prestazioni, che dovranno essere regolamentate in modo adeguato».
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