Metalba, i debiti della vecchia azienda non sono stati saldati

La nuova proprietà avrebbe dovuto rifonderli a gennaio ma ad oggi nessuno dei 34 dipendenti ha visto un euro
Di Paola Dall’anese

LONGARONE. I lavoratori impiegati alla Metalba di Longarone sono in fibrillazione. Gli accordi presi tra la nuova proprietà e le parti sociali, infatti, parlano di un impegno a saldare i vecchi emolumenti risalenti al 2014, quando a guidare la fabbrica era la vecchia proprietà. Ad oggi, però, questi soldi pregressi non si sono visti.

I sindacati hanno così deciso di indire per domani un’assemblea, che si prospetta abbastanza accesa. «Per rivendicare i nostri diritti, non escludiamo di ricorrere ad azioni forti», dice Benedetto Calderone, della segreteria della Fiom Cgil, che tiene a precisare: «Non c’è alcun problema con la gestione attuale in merito al pagamento di stipendi o premi legati al periodo contingente, ma qui si tratta di riscuotere crediti pregressi a questo subentro nella gestione».

La situazione alla fonderia longaronese si era aggravata alcuni anni fa quando la vecchia proprietà aveva iniziato a non pagare gli stipendi, per problemi di liquidità e per un’esposizione milionaria nei confronti della banche. Visti questi problemi, l’azienda aveva chiesto il concordato preventivo. A quel punto lavoratori e sindacati erano corsi ai ripari, indicendo scioperi e presidiando lo stabilimento di Fortogna. «Si era così costituita una new co Metalba alluminium spa», prosegue il sindacalista, «che era subentrata alla vecchia proprietà. L’anno scorso c’era stata l’assemblea dei creditori, cioè di tutte le persone e gli enti che avanzavano dei soldi dalla vecchia Metalba per chiederne la restituzione. L’azienda aveva presentato il piano di ristrutturazione, che aveva ottenuto l’ok dal tribunale».

La New Co nel frattempo ha proseguito l’attività, «salvaguardando tutti i posti di lavoro», dice ancora Calderone, «i 34 a Longarone e i 140 a Bassano del Grappa. In questo anno e mezzo l’azienda ha sempre lavorato senza problemi. Il piano di rateizzazione dei crediti che era stato elaborato», continua, «prevede che vengano rifuse due mensilità relative al 2014 e le rate della tredicesima, sempre del 2014. I pagamenti dovevano avvenire entro trenta giorni dalla omologa del tribunale, cioè dal gennaio scorso. È da mesi, quindi, che attendiamo, ma non si è visto un euro per i lavoratori, che iniziano a essere preoccupati e un po’ arrabbiati per questi mancati pagamenti. Oggi vedremo cosa succederà e cosa decideranno di fare i dipendenti per rivendicare quanto spetta loro e quanto scritto nell’accordo», conclude Benedetto Calderone.

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