Metalba, i dipendenti costretti a giornate di cassa integrazione

Longarone. Il blocco dei pagamenti da parte delle banche impedirebbe alla proprietà di acquistare la materia prima
Espansione Metalba
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LONGARONE. Se mancano i soldi per pagare le materie prime, lo stabilimento è costretto a stare chiuso. E così da giovedì scorso le fonderie di Metalba a Longarone e Bassano sono chiuse. I dipendenti sono in cassa integrazione.

Poi martedì i portoni della fonderia dovrebbero riaprirsi, anche se tutto dipenderà se ci sarà o meno la liquidità necessaria per farla ripartire. «A dire la verità, abbiamo materiale per poter lavorare per tre giorni. Il problema è capire cosa succederà una volta trascorsi questi tre giorni», precisa Ivan Miatto, della rsu Fiom della fabbrica che precisa: «Nel corso dell’assemblea sindacale che abbiamo fatto a Bassano mercoledì, a conclusione dello sciopero, abbiamo deciso che era preferibile andare in cassa, piuttosto che in ferie».

Di cassa, la Metalba ne ha già fatta nei mesi e anni scorsi. «Per quanto riguarda lo stabilimento di Longarone, abbiamo fatto qualche giorno di cassa ordinaria, e restano ancora sei settimane, mentre a Bassano sono in straordinaria dall’ottobre dell’anno scorso e quindi dovrebbe scadere quest’anno», precisa ancora Miatto che conclude: «Viviamo nell’incertezza, e se anche martedì riapriamo, non sappiamo, se si continuerà o se si tornerà a casa, o se siamo destinati a rimanere a casa del tutto». I dipendenti avrebbero dovuto essere pagati il 10 aprile, ma di salario ancora neanche l’ombra.

Che ci fossero problemi di liquidità la proprietà non ne aveva fatto mistero anche nelle settimane e nei mesi precedenti, ma che si potesse giungere a questa situazione nessuno se lo aspettava.

«Ci sono voci che vorrebbero che le banche fossero intenzionate a riaprire i cordoni della borsa, ma per ora sono solo voci», dichiara Benedetto Calderone, della Fiom Cgil bellunese che prosegue: «Ora i 188 dipendenti sono a casa in cassa integrazione, chi ordinaria e chi straordinaria, poi martedì saranno a disposizione dell’azienda che li farà rientrare solo se ci sarà il materiale per lavorare».

«Ma la speranza è che mercoledì prossimo al vertice in Regione, con l’assessore del lavoro, Elena Donazza, con la proprietà, con i rappresentanti delle banche che in questi anni hanno tenuto aperte le linee di credito e con i sindacati, si possa avere un chiarimento e quindi anche una soluzione positiva di questa vicenda. Siamo preoccupati perché questi lavoratori stanno rischiando. E la cosa che dà ancora più fastidio è che potrebbero rimanere a casa pur avendo commesse almeno per i prossimi due o tre anni».

Paola Dall’Anese

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