Meteo pazzo, il pericolo è dietro l’angolo
BELLUNO. Labirinti di cristallo. Le montagne possono essere senza via d’uscita: anche verso la fine di giugno. L’altra notte è nevicato ai 1500 metri di quota: parti dal salotto di casa, dove ti sembra già estate, e arrivi sulle crode che è ancora pieno inverno. Una volta lassù, o nello zaino hai tutto quello che serve o puoi ritrovarti nei guai. Istruzioni per l’uso dei monti della provincia e non solo quelli, dall’attrezzatura all’abbigliamento e fino al bollettino meteo. Ma degli ultimi mesi, non del giorno prima e visto in tivù.
Occhio alle previsioni. Il vicedelegato provinciale del Soccorso alpino, Alex Barattin indica il sentiero da percorrere in sicurezza, ma senza mai dimenticare i numeri di telefono per le emergenze, a partire dal 118. La tragedia dell’Ortles è un richiamo pesante: «L’aspetto più importante, quando ti appresti ad andare in montagna, è proprio quello di consultate i bollettini meteo dei tre mesi precedenti. Siamo in una situazione talmente anomala, per cui siamo passati dall’inverno all’estate senza una stagione intermedia e non sai mai cosa puoi aspettarti. Prendiamo ieri, solo per fare un esempio: a casa mia stavo benissimo, ma sui monti dell’Alpago c’era un temporale tale da sperare di non trovarsi in quella situazione. Può diventare dura e chissà quanto».
Scarponi e ramponi. Vietate le scarpe da ginnastica, ma quelle in qualsiasi periodo dell’anno. Insieme alle calzature adeguate all’ambiente, «meglio non dimenticare di mettere nello zainetto i ramponi. C’è ancora del ghiaccio in quota e lo dico con certezza, perché nel giro di tre giorni lo zero termico è passato dai 4 mila ai 1500 metri. Quando te lo trovi davanti, non c’è speranza di proseguire con una certa tranquillità, se non hai questi attrezzi. Sei come seduto in un labirinto di cristallo e puoi anche pensare di non uscirne senza conseguenze».
Parlare con i residenti. Incroci alpinisti talmente sicuri del fatto loro da non ascoltare nessuno. E invece sarebbe meglio tenere le antenne dritte e pronte a captare qualsiasi segnale di pericolo: «Se devi raggiungere il rifugio Bianchet, non hai bisogno di chissà che suggerimenti, anche se vieni da lontano. Mentre quando sei in trasferta e devi affrontare una scalata, è sempre meglio confrontarsi con la gente del posto. Non necessariamente gli specialisti, ma chi è a contatto con quella zona e sa come comportarsi. Non basta avere rispetto per la montagna, occorre anche metterci la necessaria umiltà e lasciare da parte la superbia. La roccia è lì e non uccide nessuno: siamo noi a doverla affrontare con tutto il necessario».
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