«Metteremo la Provincia sotto pressione»
SOSPIROLO. «Una grande rete di associazioni nazionali e locali, uno straordinario risultato raggiunto». Così Lucia Ruffato, presidente del Comitato bellunese Acqua bene comune, all’incontro di ieri mattina al Centro civico di Sospirolo.
Il traguardo è quello della sottoscrizione, da parte di più di cento associazioni ambientaliste, culturali, tecnico-scientifiche e comitati di cittadini di tutta Italia, dell’appello nazionale (già presentato alla Camera dei deputati il 28 ottobre) “per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico”.
Qual è la richiesta? «L’immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici su acque superficiali, comprese quelle attualmente in istruttoria, e la revisione degli strumenti di incentivo, da mantenere solo per impianti che soddisfino davvero i requisiti di tutela e biodiversità dei corsi d’acqua», spiega Ruffato, precisando che l’appello si rivolge ai ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, a Parlamento, Regione, Province di Trento e Bolzano e segretariato della convenzione delle Alpi.
«Un risultato che è però un ulteriore punto di partenza. Se pensiamo che in Italia ci sono 2000 domande pendenti di nuove concessioni e un centinaio a livello locale, c’è ancora lavoro da fare».
L’appello ha colto nel segno, a giudicare dal gran numero di associazioni che hanno fatto sentire la propria voce a Sospirolo: dal Cirf al Wwf, da Legambiente a Mountain Wilderness, passando per Cai-Tam (Tutela Ambiente montano) fino alla Federazione Bacini di pesca e ai canoisti, tutti hanno risposto all’appello contro l’eccessivo sfruttamento di fiumi, rii e torrenti e, in diretta, è arrivata anche l’adesione del Cai nazionale.
A Sospirolo: luogo simbolo di una storica sentenza della Cassazione che ha bloccato i lavori in valle del Mis e di cui ieri cadeva il secondo anniversario.
Appassionato e tagliente l’intervento di Nico Paulon di Acqua bene comune, che punta il dito contro le istituzioni. «Quella dello sfruttamento idroelettrico non è solo una questione ambientale, ma riguarda anche le politiche energetiche del Paese. Con i soldi spesi per gli incentivi, si sarebbero potute intraprendere bellissime campagne di risparmio energetico, come la sostituzione di 10 milioni di punti luce, per fare un esempio. Il problema è che chi contesta va a mangiare con Renzi mentre noi siamo a processo perché abbiamo ripulito l’area della valle del Mis».
E qui il riferimento è a Chicco Testa, presidente di Eva Valsabbia (società che ha chiesto un maxi risarcimento per il blocco della centralina a Titele), qualche giorno fa ospite a una cena di finanziamento del Pd a fianco del presidente del Consiglio.
«Speravamo in una presa di coscienza almeno a livello bellunese», sospira Paulon, «ma il nostro consigliere provinciale delegato al demanio idrico Leandro Grones ha saputo dire soltanto che l’ufficio del demanio è ingolfato di richieste: sembrerebbe che il problema siano non le troppe domande, ma quello di potenziare i servizi per accoglierle. Ora che abbiamo una nuova presidente della Provincia, da domani la metteremo sotto pressione».
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