Mezzi e uomini mobilitati

canale d’agordo«Giorgio amava questa valle e amava le camminate che gli facevano molto bene». Flavio Colcergnan, sindaco di Canale d’Agordo e proprietario-gestore del Camping Lastei in Valle di Gares,...

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«Giorgio amava questa valle e amava le camminate che gli facevano molto bene».

Flavio Colcergnan, sindaco di Canale d’Agordo e proprietario-gestore del Camping Lastei in Valle di Gares, conosceva bene Giorgio Bozzo, il turista veneziano ritrovato morto ieri mattina in località Mezzavalle alla base di un precipizio.

«Frequentava il campeggio da 27 anni», dice il primo cittadino, «era un amico. Arrivava con la moglie all’inizio dell’estate e la trascorreva qui. Faceva camminate che gli facevano proprio bene».

Colcergnan fatica a capire come sia stato possibile che Bozzo sia finito lì, dove è stato ritrovato. «Credo che ci sia stato un disorientamento, perché è finito in un posto davvero fuori di ogni logica. Forse il buio ha giocato un ruolo importante in questo. Bozzo ha fatto un percorso stranissimo, diverso da quello che faceva di solito e che i suoi amici hanno ricordato».

Un altro aspetto insolito sottolineato da Colcergnan è l’uscita dal campeggio. «Le telecamere che controllano l’entrata-uscita principale del campeggio non l’hanno ripreso. Deve essere pertanto uscito da quelle secondarie».

A Mestre intanto si piange un uomo dal cuore grande, che aiutava chi si trovava nel bisogno, una mano provvidente.

«Non appena in pensione», lo ricorda da Mestre il suo parroco don Narciso Danieli, «è venuto in parrocchia e ha detto: queste sono le mie competenze, desidero rendermi utile».

E così ha fatto per anni finché le forze glielo hanno consentito e fino a ieri. Uomo di fede, che andava ogni anno in ferie nell’Agordino perché era molto affezionato alla figura di Albino Luciani.

Non solo. Prendeva parte all’adorazione eucaristica perpetua della parrocchia mestrina di Santa Maria Goretti e una volta la settimana aveva la sua ora di veglia davanti al tabernacolo.

Un collaboratore forte, una «mano provvidente», come lo ha definito il parroco, che adesso mancherà ai cari e molto anche alle persone che aiutava.

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