Mezz’ora in ricordo del “Principe” Da Pozzo rivive in un docufilm
IL RICORDO
Emozione e commozione: questi i sentimenti che suscita il documentario di Carlo d’Amelio dedicato a Marco Da Pozzo, guida alpina e membro del Gruppo Scoiattoli di Cortina, deceduto nel 2010. «C’era una volta un ragazzo di Cortina che con estrema naturalezza faceva cose straordinarie. Il suo nome era Marco. Marco Da Pozzo»: inizia così la storia narrata, realizzato con il contributo dei fratelli di Marco, Paolo e Massimo. A ormai undici anni dalla morte di Da Pozzo parenti e amici lo hanno voluto ricordare con una trentina di minuti di immagini che raccontano la sua passione per la montagna. Da Pozzo, da tutti conosciuto come “Il principe”, scomparve il 26 aprile 2010 mentre stava eseguendo dei lavori di manutenzione sul tetto del campanile della basilica di Cortina. Era un fuoriclasse dell’arrampicata e dell’alpinismo. Carlo d’Amelio l’ha ricordato in questo docufilm che è visibile sul canale YouTube di fuoripistacortina, il sito realizzato da d’Amelio e Davide Alberti, istruttore e guida alpina, membro del soccorso alpino, Scoiattolo, ma sopratutto amici del “Principe”. Da Pozzo era uno dei più conosciuti Scoiattoli di Cortina. Dal 1991 era diventato guida alpina, professione che esercitava con passione e che viveva come una vocazione. Era considerato uno dei più forti arrampicatori e alpinisti ampezzani, nonché un grande esperto di lavori su fune. Lo chiamavano “Il principe” proprio per il suo modo discreto ed elegante, aristocratico e silenzioso, di muoversi e di avvicinarsi agli altri. Partecipò in Himalaia, nel 1991, alla spedizione al Pumori (7161 m) aprendo una nuova via sul Lobuche Peak (6119 m) e contribuì alla costruzione della vicina Piramide nel programma Ev-K2-CNR. Il 27 luglio 2004, nell’anniversario della prima salita italiana, ha conquistato la vetta del K2 a 8611m con la spedizione degli Scoiattoli che ha visto al campo base anche Lino Lacedelli, che conquistò la vetta con Achille Compagnoni 50 anni prima. Da Pozzo resta vivo nel cuore e nei ricordi di tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato. «Marco Sanin dapò», ossia arrivederci. Sulle immagini di Marco, sorridente in montagna, si chiude il documentario, con un “arrivederci”. —
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