«Mi ha aggredita e gettata a terra»
BELLUNO. La borsa e la vita. Sta meglio D.C., la quarantunenne sindacalista di San Pietro di Cadore, che lunedì sera è stata aggredita da un borseggiatore, nel parcheggio libero del palasport De Mas. La spalla sinistra sublussata, una gran botta in testa e un ginocchio dolorante, ma già ieri mattina ha lasciato il pronto soccorso dell’ospedale San Martino. Tre settimane di convalescenza, poi potrebbe anche tornare al lavoro. A meno che i medici non decidano di operarla: dipenderà dalle condizioni aggiornate della sua articolazione.
Quell’uomo vestito di scuro, che aveva cercato di portarle via la borsa se l’è svignata senza nemmeno un euro, messo in fuga anche dalle urla della donna e dall’arrivo in orario di due persone. I primi a soccorrerla, mentre era a terra e a chiamare l’ambulanza.
I suoi ricordi sono ancora un po’ confusi, ma erano le 19.25 di lunedì, quando stava andando a riprendere la macchina. Come tutte le sere, dopo il lavoro: «Avevo con me una borsa, tipo shopper e mi sono sentita strattonare con forza», racconta la donna, «mi sono opposta al tentativo di strapparmela e allo stesso tempo ho gridato aiuto, cercando di richiamare l’attenzione dei passanti. Il parcheggio era ancora abbastanza pieno, perché la disavventura mi è capitata prima dell’orario di chiusura dei negozi e subito devono essere arrivati due ragazzi che conosco. Ma qui la memoria si ferma, perché sono crollata a terra e ho sbattuto lo zigomo sinistro e l’arcata sopracciliare. Ecco perché c’era tanto sangue accanto a me».
La donna non è in grado di dare una descrizione, per quanto sommaria del suo aggressore. Tutto è avvenuto molto rapidamente: «Non ho in mente dettagli che possano servire a riconoscerlo, purtroppo. L’ho visto soltanto con la coda dell’occhio e non ho grandi elementi da fornire alle forze di polizia, che stanno indagando sul fatto».
Pochi minuti dopo, un’altra aggressione a una cinquantasettenne e in questo caso non ci sono stati danni fisici, mentre è sparito qualche spicciolo. D.C., invece, ci ha rimesso solo un po’ di salute: «Sono riuscita a trattenere la borsa, che conteneva il portafogli, l’iPad e anche le chiavi della macchina, mentre il telefonino cellulare lo tengo sempre in una tasca e non c’è stato nemmeno il rischio di vederselo portare via. La fortuna è che avevano parcheggiato in uno stallo abbastanza lontano, di conseguenza non ci sono stati danni nemmeno per l’autovettura. In fondo, sto bene e spero di poter tornare presto a lavorare».
L’imprevisto cambierà qualcosa nelle sue abitudini? «Credo proprio di no. Continuerò a parcheggiare dove mi è più comodo, chiaro che d’ora in poi farò un po’ più di attenzione e mi guarderò intorno. Non so se potrò farmi accompagnare qualche volta, si sicuro starò più attenta. È che non ti aspeteresti mai una cosa del genere: fino a pochi anni fa, capitava di lasciare la vettura aperta, perché tanto eri sicuro che non ti sarebbe capitato niente. Non sono più quei tempi».
È stato un giovane barista ad accorrere e dare l’allarme: «Ho sentito un urlo dal parcheggio. Inizialmente non gli ho dato tanto peso, ma quando sono arrivato velocemente sul posto con una mia parente non potevo non notare questa donna sull’asfalto, piena di sangue. Ho chiamato l’ambulanza e sono arrivati anche i carabinieri. Non siamo più sicuri di niente, nemmeno nella nostra città».
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