«Mi ha telefonato un dipendente poi ho sentito le urla e gli spari»

Il gelatiere pontalpino Fabrizio Pilon ricorda i concitati momenti della strage di venerdì a Monaco. Salva la compagna di Mussoi

BELLUNO. «Ero a Ponte nelle Alpi, con amici, quando ho ricevuto la telefonata di un mio dipendente. Sono rimasto sconvolto: mi ha detto che stava scappando, la voce atterrita, in sottofondo le urla della gente, ho sentito nitidamente gli spari».

La telefonata che nessuno vorrebbe ricevere è quella che venerdì sera ha raccolto Fabrizio Pilon, 49 anni di Soccher, dall’aprile 2010 uno dei soci proprietari (assieme allo zoldano Livio Martini e alla compagna Debora Buson, di Mussoi) della gelateria Ti Amo, all’interno dell’Olympia Einkaufszentrum, il centro commerciale olimpico in Hanauer Straße, a Monaco di Baviera. A pochi metri dal suo locale si stava consumando la strage che per ore ha terrorizzato la Germania. E, di nuovo, l’Europa.

«Ero tornato a casa giovedì, giusto qualche giorno. Quando ho sentito la voce di Paulo, il direttore portoghese della nostra gelateria, che a fatica cercava di spiegarmi cosa stava succedendo, mi si è gelato il sangue. La comunicazione si è interrotta e ho chiamato subito Debora, la mia compagna e socia. Quando ha risposto ho tirato un sospiro di sollievo: era andata a mangiare qualcosa a casa, ma stava tornando in gelateria. Era a piedi, a ormai un paio di minuti dal centro commerciale dove stava succedendo tutto. Le ho detto di allontanarsi, l’ho pregata di trovare un riparo, ma lei ha fatto ovviamente di testa sua: ha proseguito. Per fortuna è stata fermata dalla polizia fuori dal centro commerciale, mentre quel pazzo era ancora sul tetto dell’edificio».

La voce di Fabrizio, un passato nella Guardia di Finanza, è precisa, ma nasconde ancora l’incredulità per quanto accaduto. E la paura. «Quel folle è entrato nell’Olympiazentrum dall’ingresso principale dopo aver sparato in strada davanti al Mc Donald’s, ha percorso il corridoio che percorro quasi ogni giorno, è arrivato a pochi metri, davvero pochi dalla nostra gelateria e ha cominciato a sparare, uccidendo. Appena sentiti i colpi di arma da fuoco il mio direttore e una decina di nostri dipendenti sono fortunatamente riusciti a scappare, nascondendosi dove potevano. Per salire sul tetto, poi, il ragazzo ha imboccato un altro corridoio, proprio a fianco della gelateria: ci è passato a fianco».

La gelateria Ti Amo è da anni legata ai bellunesi, Pilon e i soci l’avevano rilevata nel 2010 dal «signor Zangrando, di Santo Stefano di Cadore, tre dei cinque soci della società sono nati ai piedi delle Dolomiti, normale che qui siamo sempre stati un punto di appoggio per tanti bellunesi, anche se in questo momento qui ci siamo solo io e Debora», spiega ancora Fabrizio. «Tra i nostri dipendenti ci sono due ragazzi veneziani, di 19 e 22 anni e per uno di loro ho avuto davvero paura. Appena saputo quello che era successo ho cercato di contattarli tutti al telefono, mentre ero ancora a Ponte. Ero riuscito a parlare con tutti, tranne uno: il ragazzo che quando la follia è entrata nel centro commerciale stava gestendo il chioschetto mobile della gelateria, al piano terra gestiva. Non si trovava, nessuno sapeva più niente di lui. Tre ore più tardi lo ha trovato la polizia: si era rifugiato in un’agenzia viaggi, nascondendosi sotto i raccoglitori delle riviste. Scosso, ma per fortuna illeso».

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