Micropali e calcestruzzo contro la frana

Riunione pubblica in municipio a Lamon con i residenti di Piei, la Provincia stanzia mezzo milione di euro

LAMON. Una serie di micropali collegati a un cordolo di calcestruzzo, intervallati da una barra in acciaio per una lunghezza di 70 metri, alla profondità variabile tra i 10 e i 30 metri in funzione di dov'è la roccia per l'ancoraggio all'interno del pendio. È la "Berlinese tirantata" la soluzione per mettere in sicurezza l'abitato di Piei studiata dalla Provincia, che ha predisposto il progetto e stanziato mezzo milione di euro per farlo partire fra tre-quattro mesi nel migliore dei casi insieme a un intervento di drenaggio per portare via l'acqua che continua a far muovere la frana sottostante. Qui però sta la conclusione più importate tratta dall'ultima perizia geologica, che è stata illustrata ieri pomeriggio nell'incontro pubblico in municipio con i tecnici e il personale della Provincia: la frattura sul terreno più vicina alle abitazioni è un effetto secondario della frana, che da parte sua continua a muoversi, accelerando quando piove, ma parte da più in basso, mentre le case non sono interessate.

È stata una riunione approfondita per fare la carta d'identità della frana (presenti il dirigente del settore tecnico della Provincia Sommavilla, il dirigente del settore Difesa del suolo Mezzomo, il consigliere delegato alla Difesa del suolo Bristot, la geologa Bassani e il geologo Padovani incaricato di eseguire la perizia), partecipata (c'era una fitta rappresentanza della frazione con una trentina di persone) e a tratti animata, tra la comprensibile preoccupazione degli abitanti che si vedono scivolare sotto la frana e il sollecito dell'amministrazione a fare in fretta: «Non so se abbiamo i tre-quattro mesi di tempo indicati dalla Provincia per l'inizio dell'intervento per la "Berlinese" e le opere di drenaggio, se si presenta un'estate piovosa come due anni fa, visto che la frana continua a muoversi e questo un po' di preoccupazione la lascia», dice il sindaco Vania Malacarne, che aspetta anche risposta sulla domanda di finanziamento presentata al Ministero dell'ambiente in un bando di FederBim da 500 mila euro, in stallo, ma a quanto filtra con buone chance di successo.

«Sono più tranquilla a sapere che è esclusa la colata a valle di tutto il movimento franoso da un momento all'altro: abbiamo la rassicurazione che non può succedere in una notte, ma nel frattempo dobbiamo tutelarci». Le parti si sono lasciate con l'impegno della Provincia a riaggiornarsi entro fine giugno per definire la tempistica dei lavori. Stabilire un cronoprogramma è difficile, data la particolarità della frana, quasi un unicum con la roccia presente a profondità differenti, strati di ghiaie che sono la via preferenziale per le acque e depositi fini poco permeabili, idonei al franamento. Per questo serve prima di tutto un campo prova per i drenaggi, perché bisogna beccare il punto giusto per poi portare fuori l'acqua con dreni profondi collegati tra loro e un canale superficiale.

Raffaele Scottini

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