Miele e vino accanto a “re fagiolo”

Il consorzio di Lamon cerca occasioni di reddito differenziate per i produttori

LAMON. Il fagiolo di Lamon pensa anche al miele e alla viticoltura. Informare, formare, sostenere commercialmente i produttori perché siano appagati economicamente. In una parola, differenziare con un beneficio per tutti. Con questo spirito il consorzio di tutela del fagiolo di Lamon Igp guidato da Tiziana Penco, dopo aver intercettato un'esigenza di coordinamento per chi si affaccia all'agricoltura con la volontà di produrre certificato, ha pensato di promuovere, oltre al fagiolo, anche altri prodotti che hanno sbocchi sicuri sul mercato con la garanzia di qualità.

Ogni anno il consorzio organizza un corso formativo specialistico diretto a coloro che vogliono saperne di più circa la coltura del fagiolo, l'ultimo si è concluso ieri con la partecipazione di ben 53 persone (43 singoli più 10 accompagnatori, un record) e alla fine dei quattro incontri è stato deciso di farne altri due supplementari, individuando due settori potenzialmente redditizi: il primo è venerdì prossimo per i vigneti, il secondo (in data ancora da confermare) sarà focalizzato sul miele Dop. L'idea è indicare una linea che possa portare reddito, informando i partecipanti su quello che può essere economicamente strategico per un'imprenditore del settore primario.

«È giusto che le aziende siano messe nelle condizioni di essere formate», spiega la presidente del consorzio di tutela del fagiolo di Lamon Igp Tiziana Penco, che ha pensato di cominciare dal vino, coinvolgendo la cantina De Bacco (che insieme ad altri produttori riuniti in associazione guidano la riscossa del vino di montagna) per provare a indirizzare le nuove aziende verso un sistema eco-sostenibile, mostrando l'esempio di chi ha cominciato a farlo. «Abbiamo invitato la ditta De Bacco, che sta facendo un ottimo lavoro, e anche il perito agrotecnico Davide Da Rold», dice Tiziana Penco, che ricorda la storica vocazione vitivinicola del territorio - «una volta c'erano mille ettari a vigneto, ora nel Bellunese sono 75» - con l'obiettivo di rilanciarla: «Sarebbe un'altra risorsa economica con sbocchi commerciali importanti, ma bisogna crederci perché non è semplice la strada del vigneto».

Da un prodotto a un altro, l'intenzione è anche organizzare una videoconferenza con il dirigente del settore “qualificazione delle produzioni agroalimentari” della Regione, Alessandra Scudeller, che parlerà dell'importanza delle certificazioni, in particolare della Dop del miele. «Abbiamo pensato a questi due prodotti, che possono essere fruttuosi per le aziende», conclude Tiziana Penco, «dedicandogli interesse per conoscere la situazione».(sco)

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