Miele: la quantità c’è, la qualità invece latita

Mistron (Apidolomiti) soddisfatto a metà: meglio del 2014, ma il caldo ha azzerato la produzione di tiglio
- A Comano Terme nel fine settimana sono protagoniste le api e il miele: nelle strade riprodotta un'arnia gigante e mercatino con i prodotti degli apicoltori, previste anche attivita' per le famiglie come la caccia al tesoro
- A Comano Terme nel fine settimana sono protagoniste le api e il miele: nelle strade riprodotta un'arnia gigante e mercatino con i prodotti degli apicoltori, previste anche attivita' per le famiglie come la caccia al tesoro

BELLUNO. Il meteo non dà tregua all’apicoltura bellunese. Se la primavera e l’estate del 2014 erano state troppo piovose, quest’anno è l’eccessivo caldo ad aver penalizzato la produzione del miele. A spiegarlo è Carlo Mistron, presidente di Apidolomiti: «Inizialmente l’annata sembrava buona. Ma, arrivati a fine agosto, dobbiamo concludere che non è stata né buona né cattiva». In sostanza, migliore rispetto al 2014, ma siamo lontani dagli “anni d’oro”. «Per quanto riguarda il miele d’acacia», continua, «la produzione è stata la metà rispetto a quella “normale”. L’arrivo del gran caldo ha infatti minato la stagione: le fioriture, pur essendoci, non sono state abbastanza nettarifere a causa della poca umidità».

Non è andata molto meglio per le altre varietà: tiglio, castagno e millefiori. «Nel nostro territorio provinciale siamo abituati a produrre quattro tipi di miele», commenta ancora il presidente della società cooperativa che quest’anno ha compiuto 40 anni, «ma i mutamenti climatici che la fanno da padroni ha sconvolto la natura. I fiori del tiglio, il cui miele avrebbe dovuto essere il principale per quantità, sono stati bruciati dal sole e hanno visto l’insidiarsi di microrganismi e di batteri. In compenso, abbiamo realizzato una buona melata di bosco, meno zuccherosa del millefiori».

Un po’ meglio è andata per gli alveari che si trovano sopra i 700-800 metri. «Se dovessimo fare un bilancio complessivo», aggiunge, «come quantità la situazione è stata migliore rispetto allo scorso anno. Rimaniamo però poveri dal punto di vista della qualità».

La salute delle api, nonostante le difficoltà, è buona. «Ovviamente dobbiamo curare gli alveari per difenderli dall’acaro varroa, che in questi anni ha provocato una moria di api. Succhia la linfa e si riproduce all’interno delle celle», precisa Mistron. «Da aprile stiamo portando avanti degli incontri tecnici con gli apicoltori (in tutta la provincia sono oltre 300, ndr) per dare loro tutte le indicazioni pratiche su come difendere gli alveari». Un’altra questione è quella del nutrimento delle api. Già lo scorso anno gli apicoltori erano stati costretti, dal momento che gli insetti non riuscivano a trovare da mangiare a causa del maltempo, a nutrirli con dei prodotti a base di fruttosio e derivati dello zucchero e del miele. Il tutto per far sopravvivere. E quest’anno l’afa ha eliminato le componenti nettarifere nei fiori. «Con il Comune di Limana abbiamo portato avanti un progetto che ha coinvolto la popolazione», ricorda Mistron. «Ad associazioni e privati sono state distribuite sementi per far sì che si dia vita a giardini con fiori ricchi di nettare».

Martina Reolon

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