Migliora l’alpinista salvato dall’ipotermia sulla Marmolada
Trasferito al Niguarda di Milano, vicino casa. La Usl 1: «Un successo grazie alla sinergia»
ROCCA PIETORE. Sta meglio Roberto Zagolin, il 31enne alpinista milanese recuperato in ipotermia sulla via Vinatzer della Marmolada a fine agosto, insieme a tre altri alpinisti. Un “miracolo” reso possibile dall’immediato intervento dei soccorritori e dalla sinergia tra Usl 1 di Belluno e Usl 2 di Treviso. Dopo un primo ricovero al Ca’ Foncello, l’uomo è ora stato trasferito in ambulanza al Niguarda di Milano. Soddisfatta la direzione generale della Usl 1 Dolomiti: «Il caso, che rappresenta un esempio di applicazione di un protocollo avanzato di trattamento dell’arresto cardiaco sul territorio, è stato coronato da successo perché i servizi ed i reparti delle due Usl 1 e 2 della Regione hanno lavorato in sinergia per garantire, pur in condizioni difficili e nonostante la lontananza fra luogo di intervento e ospedale di destinazione finale, la prosecuzione delle manovre di rianimazione avanzata che hanno permesso la sopravvivenza del paziente» scrive la Usl 1.
Erano le 19.20 del l 26 agosto quando il gestore del Rifugio Falier allertò il 118 di Pieve perché una cordata di alpinisti mandava segnali luminosi di soccorso dalla Via Vinatzer, in Marmolada. I quattro furono recuperati dall’elisoccorso del Suem di Pieve, operativo poco prima della scadenza delle effemeridi: i quattro furono sorpresi da un violento temporale che li investì formando cascate ghiacciate, con temperature vicino allo zero. Zagolin, in particolare, era in gravi condizioni di ipotermia: aveva una temperatura di 26 gradi. Il suo soccorso è iniziato subito al Falier perché era in arresto cardiocircolatorio: «sono state immediatamente iniziate le manovre di rianimazione avanzata, con intubazione e applicazione del Lucas, un massaggiatore toracico automatico che permette di continuare le compressioni cardiache durante tutte le fasi di soccorso e trasporto. Alle 20.20 l’elicottero è decollato dalla Marmolada», spiega la Usl 1, e ha portato il paziente al S. Martino, in quanto la centralizzazione al Ca’ Foncello era impossibile per l’oscurità. Alle 20.40 è iniziata l’assistenza col personale del pronto soccorso e della Unità operativa di anestesia e rianimazione, che ha proseguito le manovre di sostegno vitale. L’alpinista era in condizioni tali che imponevano il trasferimento all’ospedale di Treviso, per essere sottoposto a circolazione extra-corporea, necessaria per riportare l’organismo a temperatura normale e far riprendere l’attività circolatoria. In ambulanza a Treviso il 31enne è arrivato intorno alle 23 «e, grazie al coordinamento del Suem di Treviso, è stato trasferito in emodinamica per il posizionamento dell’apparecchiatura della circolazione extra-corporea, iniziata dopo oltre 3 ore e mezza di rianimazione cardio-polmonare. Nelle giornate successive è proseguita la terapia di supporto con la circolazione extra-corporea in terapia intensiva della cardiochirurgia, dove il paziente è stato stabilizzato e monitorizzato». Le sue condizioni sono migliorate al punto che è stato trasferito vicino casa.
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