Migranti all’ex pretura integrazione riuscita
AGORDO. Nove mesi è il tempo che serve a una donna per partorire. Lo stesso tempo è servito alla cooperativa bellunese Blhyster e al Comune di Agordo per dare alla luce un esempio possibile di accoglienza e di integrazione dei migranti.
Tanto, infatti, è passato da quando i due soggetti hanno sottoscritto una convenzione per la gestione di sei persone da ospitare nei locali comunali dell’ex Pretura. Convenzione da poco rinnovata per altri 30 giorni, come prescritto dalla Prefettura, in attesa del nuovo bando.
L’inserimento nella comunità di Agordo di Sayed, Robin, Yasin, Nasirudin, Aziz e Yaya (l’ultimo del Senegal, gli altri del Bangladesh) è prima di tutto un successo per la comunità stessa, ma rappresenta anche una risposta a quel “no” corale che gli altri quindici comuni della vallata avevano inoltrato alla Prefettura e, attraverso Rai Tre e Retequattro, a tutta Italia.
Il lavoro di Blhyster, del Comune e dei sei migranti è stato molto più silenzioso, ma ha portato a dei frutti. Per tutti.
«Siamo molto contenti di come sono andate le cose – spiega Francesco Santin, presidente di Blhyster – coloro che abbiamo accolto ad Agordo hanno fatto tutti dei bei percorsi. Robin ha ottenuto il permesso di soggiorno permanente e ora ha trovato un lavoro fuori provincia. Un altro sta lavorando come lavapiatti in un locale di Agordo. Tutti gli altri si sono resi protagonisti di lavori per la comunità».
Sono infatti stati visti pitturare le ringhiere lungo le strade, spalare la neve alla Rsa, collaborare con l’Us Agordina Calcio. Da mercoledì scorso, questa la novità, hanno iniziato ad accompagnare il Pedibus che una volta a settimana conduce i bambini alla scuola elementare.
«Mercoledì scorso – dice Santin – è stata un’esperienza davvero significativa in cui c’è stato un vero scambio tra i cinque ospiti e i bambini. Questi ultimi hanno dato sfogo alla loro curiosità e i primi sono stati felici di aver incontrato tanta gente e di essere stati riconosciuti».
Santin ci tiene però a sottolineare che se le cose sono andate bene è perché c’è stato un rapporto continuo e proficuo con l’amministrazione comunale.
«Ogni passo – dice – è stato concordato con il Comune che ha sempre avuto presente che stavamo operando per delle persone con dei nomi».
Fino ad oggi non si sono registrati episodi negativi, né da parte di Sayed, Robin, Yasin, Nasirudin, Aziz e Yaya, né da parte della comunità nei loro confronti.
«È una delle iniziativa di cui vado più fiero – sottolinea il sindaco di Agordo, Sisto Da Roit – la cooperativa ha lavorato molto bene, il Comune ha fatto la sua parte con un grande lavoro dell’assessore Nadia Dell’Agnola, la Prefettura è stata molto presente. All’inizio noi eravamo stati chiari, ma quanto stabilito è stato rispettato. Coloro che sono arrivati ad Agordo sono delle brave persone: non hanno creato problemi ed hanno aiutato la comunità, dimostrando un rispetto nei confronti della cosa pubblica e privata maggiore di quello di alcuni concittadini».
Durante questi mesi i sei migranti, poi rimasti cinque, sono stati seguiti da operatori specializzati che li hanno portati alla scoperta dei luoghi circostanti, gli hanno impartito lezioni di lingua italiana, ma soprattutto stanno cercando di fornire loro tutti gli strumenti per renderli autonomi.
«Il nostro grande obiettivo – conferma il presidente di Blhyster – è proprio questo. Vogliamo fare in modo che imparino ad arrangiarsi nella ricerca del lavoro, della casa, nel rinnovo dei documenti. Speriamo di poter continuare questo progetto che dimostra come sia possibile l’accoglienza dei migranti quando si opera con piccoli numeri, seguendo da vicino il percorso di ogni persona».
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