Migranti, così l’accoglienza diffusa può funzionare

BELLUNO. Piccolo è bello. C'è una realtà, nel nord del Veneto, dove i Comuni sono piccoli, gli abitanti pochi, ma si vive discretamente bene. Lo dicono tante classifiche sulla qualità della vita, che vedono il Bellunese sempre ai vertici.
IL MODELLO. E parte da qui, dall'estremo nord del Veneto, un modello di gestione dell'accoglienza ai migranti che ha fatto scuola, un po' in tutta Italia. Molte delle proposte nate ai piedi delle Dolomiti sono state prese ad esempio da altre Prefetture dello Stivale.
A Belluno e negli altri venti Comuni i richiedenti asilo sono ospitati in piccole strutture, di solito appartamenti. Seguono corsi di lingua. Fanno piccoli lavoretti per le comunità. Attività di volontariato, perché il loro status non consente loro di percepire uno stipendio, ma occupano le loro giornate sistemando i parchi e i giardini, dipingendo le ringhiere lungo le strade, facendo quelle piccole manutenzioni che oggi i Comuni faticano a seguire, con organici sempre più ridotti e l'impossibilità di assumere.
NIENTE DISORDINI. Il modello messo a punto nel Bellunese funziona e non ha mai creato problemi di ordine pubblico. Ci sono stati alcuni episodi balzati all'onore delle cronache, come la rissa fra migranti finita con una bottigliata in testa e qualche punto di sutura, ma si tratta di casi isolati.
In provincia è sempre stato seguito il criterio dell'accoglienza diffusa. Ad oggi sono ventuno i Comuni nei quali le cooperative gestiscono richiedenti asilo. "Vengono ospitati in appartamenti, strutture piccole. Anche alberghiere, ma con un limite massimo per struttura di quaranta unità", spiega il capo di gabinetto della Prefettura di Belluno Andrea Celsi. E c'è anche un altro limite, fissato per i Comuni. Palazzo dei Rettori ha deciso quanti migranti può ospitare ciascun comune.
BELLUNO. Per esempio a Belluno 120. San Gregorio nelle Alpi, comune di 1600 anime adagiato lungo la Pedemontana, appena venti. Si cerca di evitare grandi concentrazioni. Il piccolo è bello e funziona.
CRITERIO NEI BANDI. E il criterio dell'accoglienza diffusa è vincolante, in tutti i bandi per l'individuazione dei gestori emanati dalla Prefettura: "Non abbiamo mai avuto una struttura che ospitasse più di 35 richiedenti asilo", continua Celsi. "Si tratta dell'albergo Alpago". Qui era la cooperativa Integra a occuparsi dei migranti. In tutto il Bellunese sono le cooperative a gestire l'accoglienza. Oltre ad Integra ci sono il Consorzio sviluppo e innovazione, Tempus, il Consorzio sviluppo e lavoro. C'è anche la Cisa di Gianantonio Bona, impresa alberghiera che ha una piccola struttura a Tambre.
"Oltre all'accoglienza diffusa abbiamo puntato fin dall'inizio sull'integrazione dei migranti", prosegue il capo di Gabinetto della Prefettura.
INTEGRAZIONE. "Nei nostri bandi abbiamo sempre inserito l'insegnamento della lingua italiana, il potenziamento dei servizi di mediazione culturale, lo svolgimento di attività di volontariato da parte dei richiedenti asilo. Ultimamente tra i punteggi premianti c'è la fornitura della copertura assicurativa e la formazione alle attività da parte del gestore".
I RIOTTOSI. Eppure anche in una provincia in cui il sistema ha dimostrato di funzionare c'è tutto un territorio che ha dimostrato di non volerne sapere dei migranti. L'Agordino è stato chiaro (ad eccezione del sindaco di Agordo). Ma altri ventuno comuni sono stati più disponibili (alcuni fin dall'inizio, altri con il passare del tempo) e i 610 migranti presenti in provincia sono abbastanza ben distribuiti nei territori. C'è l'impegno a migliorare, perché in alcune realtà c'è qualche unità di troppo.
LE CIFRE. Ecco la distribuzione dei migranti nei Comuni del Bellunese
Nelle strutture vengono svolti controlli continui, da parte delle forze di polizia ma anche dell'Usl per gli aspetti igienico sanitari. E ogni volta che una cooperativa individua una nuova struttura c'è un sopralluogo preventivo.
RUOLO ATTIVO."Abbiamo sempre coltivato il dialogo con le amministrazioni comunali, decidendo di non calare mai scelte dall'alto", conclude Celsi. "E' chiaro che la situazione è delicata e va gestita, e a tal fine viene periodicamente convocato in Prefettura un tavolo di coordinamento provinciale cui partecipano tutti i sindaci dei Comuni in cui sono presenti strutture, le forze dell'ordine, l'Usl, la direzione territoriale del Lavoro. Va anche evidenziato che la popolazione non ha mai reagito in maniera scorretta nel Bellunese".
Merito anche del lavoro fatto da alcuni amministratori, che hanno preferito gestire, e non subire quello che per tutti, da Aosta a Bari, da Udine ad Agrigento, è un bel problema.
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