Milleseicento bellunesi sono partiti nel 2018 per andare all’estero

I dati riguardano solo gli iscritti all’Aire e i giovani in particolar modo, ma l’Abm stima  che i numeri reali siano il doppio
Two women waving out of train window --- Image by © Jesco Tscholitsch/Corbis
Two women waving out of train window --- Image by © Jesco Tscholitsch/Corbis

BELLUNO.

A fine 2018 erano 52.767 i bellunesi nel mondo. O perlomeno quelli iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero).

«Ma non sono tutti qui gli emigrati – precisa il presidente dell’associazione Abm», Oscar De Bona. «Secondo gli esperti delle nuove mobilità, per avvicinarsi a un quadro verosimile della situazione, la cifra degli Aire andrebbe moltiplicata almeno per due».

Stando alle cifre ufficiali, nel 2018 le iscrizioni sono state 1.613 in più dell’anno precedente, il 13% sotto i 17 anni e circa il 33% fra i 18 ed i 40 anni. Quindi 550 giovani (anche se over 30), che si trovano all’estero per studio o per lavoro, sono certificati Aire. E questo solo l’anno scorso. Ma, sempre secondo De Bona, altrettanti sono gli invisibili, per la modulistica italiana. All’assemblea del prossimo fine settimana, (a Belluno, con la festa poi a Canale d’Agordo) il presidente Abm preciserà meglio il dato.

In 46 ogni 100 hanno meno di 40 anni. Tutta forza giovanile sottratta alla provincia. «Ben 125 sono i Paesi in cui risiede almeno un bellunese. Il Brasile – puntualizza De Bona – ne ha 16.400 (31,08% sul totale), la Svizzera 11.224 (21,27%), la Germania 5.303 (10,05%), l’Argentina 4.487 (8,50%) e la Francia 2.497 (4,73%). Ma dalle Bahamas al Bahrein, da Capo Verde all’Uzbekistan, fino all’isola della Riunione e alla Nuova Zelanda, è impossibile trovare un continente in cui non ci sia qualcuno che ha legami con le Dolomiti».

È evidente che la capitale dell’Aire sia Belluno con 5.710 iscritti, ma Feltre ne conta 3.865, Longarone 2.788, Arsiè 2.427 e Fonzaso 2.424».

Ma ci sono Comuni dove gli emigrati, iscritti appunto all’Anagrafe degli italiani all’estero, sono più numerosi dei residenti. Come a Soverzene (842 contro 375 abitanti)e ad Arsiè 2.427 su 2.252. A Lamon gli Aire sono 2.340 con 2.803 abitanti effettivi, Vallada Agordina 375 su 485 e Fonzaso 2.424 su 3.160. Un iscritto ogni due fa parte delle seconde e terze generazioni. L’altra metà è costituita dagli espatri e dall’acquisizione della cittadinanza italiana. In regione la provincia di Belluno si posiziona al quarto posto per numero di iscritti. «Tuttavia, confrontando la statistica dei residenti all’estero con il dato dei residenti in provincia – annota De Bona -, Belluno si piazza in vetta con un’incidenza percentuale di gran lunga superiore rispetto a tutte le altre province venete: 25,99% contro il 14,01% di Treviso, e a scendere gli altri territori».

Interessante l’evoluzione nel corso di un decennio. Nel 2008 gli iscritti all’Aire bellunesi erano 38.640. Significa che l’aumento per arrivare al dato odierno è stato di 14.127 iscritti, pari a un + 36, 56%. Con 16.400 soggetti, il Brasile è il Paese che nel mondo conta la maggior presenza di bellunesi. Da solo raccoglie il 31,08% degli iscritti all’Aire. Una realtà storica di arrivi – come testimonia il prevalere di iscritti per “nascita”: 12.055 – che oggi vive inoltre un significativo incremento legato ai “ritorni”: persone che fanno valere la propria origine italiana per acquisire la cittadinanza e por rientrare alla base.

Al 31 dicembre 2018 fanno parte di questa categoria 1.011 persone. Alla stessa data dell’anno precedente erano 926. Per quanto riguarda la provenienza degli iscritti Aire che vivono in Brasile, Longarone è in testa con 1.585, Belluno secondo con 1.242 e Feltre terza con 1.227.

«Questi sono numeri in continua crescita – spiega De Bona – perché sono numerosi i discendenti bellunesi che dal Brasile richiedono la cittadinanza italiana attraverso lo ius sanguinis. L’Abm è favorevole alla richiesta di cittadinanza da parte dei discendenti. Per questo diritto sono state fatte diverse battaglie, ma di certo la normativa deve essere aggiornata, mettendo dei paletti, come un esame di lingua e cultura italiana: è inammissibile che una persona ottenga la cittadinanza italiana senza conoscere nemmeno una parola di italiano».

La provincia di Belluno, dunque, è stata ed è tuttora una terra di emigrazione. Di certo – afferma il presidente De Bona – dobbiamo cercare di frenare questo flusso in uscita. O meglio, dobbiamo cercare di far rientrare questi ragazzi nel nostro territorio. Vivere un’esperienza all’estero è importante, ma è necessario che questa esperienza poi venga portata nel paese di partenza. «Per questo motivo – ricorda il direttore Marco Crepaz – abbiamo creato il socialnetwork www.bellunoradici.net che ha l’obiettivo di coinvolgere i talenti bellunesi residenti all’estero. Allo stato attuale sono oltre 1000 gli iscritti e proprio il mese scorso abbiamo avviato una stretta collaborazione con Confindustria Belluno Dolomiti affinché ci possa essere una sinergia atta a permettere il rientro di questi ragazzi, con una loro crescita nelle aziende bellunesi; crescita che sarà anche delle stesse aziende locali».

La prima azienda a rispondere all’appello è stata la Dba dei fratelli De Bettin, alla ricerca di laureati in informatica; li ha già tutti contattati all’estero. «Inoltre – aggiunge De Bona – non dobbiamo dimenticare il passato della nostra emigrazione. Per questo motivo stiamo incrementando la parte di studio e ricerca dell’emigrazione bellunese. Tra gli emigranti ed ex emigranti l’Abm non dimentica gli anziani, che in questo ultimo decennio sono sempre più soli e in difficoltà». —
 

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