Minaccia la vicina con la mazza condannato malgrado le scuse

DOMEGGE. Minacciò la vicina con una mazza. Chiede scusa con una lettera, propone un risarcimento danni e la donna ritira la querela. Ma il reato è procedibile d’ufficio e Franco Toffoli è stato condannato a quattro mesi di reclusione convertiti nella pena pecuniaria di 30 mila euro con pena sospesa.
È esattamente quello che aveva chiesto il pubblico ministero Rossi, mentre il difensore Ghezze aveva dato forte credito al pentimento del suo assistito e avanzato la richiesta di un proscioglimento per particolare tenuità del fatto, in subordine il minimo con la conversione dell’eventuale pena detentiva in pecuniaria.
Il giudice Zantedeschi ha tenuto conto di tutto e ha deciso per i soldi.
I fatti sono dell’8 settembre 2017, a Domegge. La donna, che è di nazionalità marocchina ha ricostruito l’episodio. È tornata a casa, stava parcheggiando la macchina e ha visto Toffoli che gesticolava. Strano perché le due famiglie non si parlavano da tempo. Il problema stava in un fazzolettino di carta caduto a terra, questo il motivo per cui a un certo punto Toffoli è entrato nel garage, uscendone con una grossa mazza in legno e metallo. Tutto questo è successo davanti ai figli di sette e dieci anni.
L’oggetto è stato fotografato dai carabinieri e ieri pomeriggio riconosciuto dalla donna, che poi ha aggiunto una cosa: tutto quello che desiderava era avere pace e tranquillità, non certo una convivenza con un vicino definito apertamente “razzista”: «Abbiamo dovuto cambiare casa per colpa sua».
Il marito ha confermato le tensioni e anche il motivo del trasloco, senza precisare meglio gli insulti dei quali sarebbe stata oggetto la donna. Quando lei non ne ha potuto più è andata dai carabinieri a presentare una querela per minaccia aggravata.
Non aveva interesse a portare Toffoli in tribunale, l’importante era che cambiasse atteggiamento. L’uomo ha capito di aver sbagliato, tanto è vero che ha scritto una lettera di scuse, che è stata letta in aula e ha avanzato un risarcimento danni, che peraltro non è stato accettato, con grande dignità. Alla fine della discussione, la sentenza di condanna a quattro mesi, che sono diventati 30 mila euro, con la sospensione condizionale. —
Gigi Sosso
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi