Minacciati con la diavolina e i bossoli

BELLUNO. Fuoco davanti alla porta di casa. Due bossoli calibro 357 magnum lasciati cadere nel vialetto davanti. Valerio Lattanzio e Giuseppe Viozzi si sentono ancora più in pericolo, eppure nel Bellunese pensavano di poter essere al sicuro. Le due gole profonde, che per mesi sono state ascoltate dai carabinieri del Nucleo investigativo e dal procuratore della Repubblica, Paolo Luca su quarant’anni di misteri italiani, avevano già denunciato degli atti persecutori nei loro confronti, sotto forma di telefonate anonime e mute e sassi lanciati contro le finestre dell’attuale abitazione. Nelle ultime ore, il 42enne procuratore sportivo romano e il 64enne bancario marchigiano hanno dovuto registrare un salto di qualità preoccupante: si è passati alla minaccia aggravata. Un gesto dimostrativo.
Nella notte tra sabato e domenica, ignoti avrebbero bruciato una barretta di diavolina davanti al portone, provocando un principio d’incendio che ha bruciacchiato una decina di centimetri dello stipite e il mattino successivo Lattanzio ha trovato i due bossoli di una cartuccia che gli esperti indicano come inizialmente destinata alla caccia e in seguito adottata dalle forze di polizia. Non c’è stato bisogno di chiamare i vigili del fuoco, perché le fiamme sono state molto limitate, ma domenica mattina è arrivata una telefonata al 112 dei carabinieri. Una pattuglia è arrivata il più velocemente possibile per un sopralluogo in una località che dovrebbe essere segreta, ma evidentemente non lo è per tutti.
Lattanzio avrebbe riferito ai militari di aver sentito dei rumori e di essersi alzato, per andare e vedere cosa stesse succedendo. Quando si è affacciato alla finestra, non ha visto nessuno e solo all’indomani si è accorto che c’era stato un attentato con la diavolina e i bossoli. Tutto il materiale è stato posto sotto sequestro e sono in corso gli accertamenti necessari. Non ci sono problemi con i vicini di casa e allora bisogna capire chi possa volere così male ai due, che peraltro non hanno mai nascosto di sentirsi in pericolo di vita e, per questo valido motivo, stanno vivendo sotto protezione. Non ci sono telecamere nei paraggi in grado di documentare almeno chi può essere passato da quelle parti, e le indagini si muovono a 360 gradi, senza escludere nulla. Interessata anche la Prefettura per le proprie competenze.
Lattanzio e Viozzi sono tutelati dall’avvocato bellunese Gianfranco Tandura, che li rappresenta anche come parti offese per stalking e adesso per la minaccia aggravata: «Non so nulla di questa vicenda», garantisce Tandura, «non sono stato informato in maniera dettagliata, al di là di una telefonata da parte di Viozzi. Farò anch’io delle verifiche sull’accaduto, per cercare di capirci qualcosa di più».
I due non dovrebbero più essere ascoltati in procura, se non dal sostituto procuratore Marco Faion per la ipotesi di reato che li vedono come parti offese. Hanno raccontato tantissime cose, sostenendo di essere stati delle pedine usate da una banda di faccendieri, che agiva sottotraccia tra riciclaggi e false sponsorizzazioni, banche decotte e “dream team” da acquistare, traffici d’armi, paradisi fiscali, presunti emiri, sospetti suicidi e omicidi eccellenti. Insomma, intrighi e spy stories da far tremare i templi bancari, sportivi, politici.
Il procuratore Luca verificherà con attenzione se ci può essere materiale per i colleghi di altre procure e, intanto, aspetta riscontri da parte dei carabinieri.
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