Minore si amputa la mano condannata la malgara

Zoldo Alto. Il giovane (16 anni) lavorava in nero in una struttura a Zoldo Alto L’incidente mentre tagliava la legna con una macchina difettosa
Di Irene Aliprandi
Il tribunale di Belluno
Il tribunale di Belluno

ZOLDO ALTO. Un lavoro in nero a 16 anni, dalle 5 alle 21, tra la cura degli animali della stalla e la legna da spaccare. Il 9 settembre 2008 la macchina tranciatrice si rivela la trappola micidiale che è sempre stata e Mitrel Matei si ritrova senza quattro dita della mano destra.

Condanna severa per una donna, Doriana Rudatis di 54 anni, titolare di una malga a Zoldo Alto. Nell’udienza conclusiva di ieri, il pm aveva chiesto la condanna a 6 mesi, ma il giudice Sergio Trentanovi ha stabilito una pena di 8 mesi, con pena sospesa condizionata al pagamento di una provvisionale di 20 mila euro, più 3 mila per le spese di costituzione di parte civile, con risarcimento per i danni morali e materiali rimandato in sede civile. Ad aggravare la posizione dell’imputata è stata la condotta successiva all’incidente: la macchina per tagliare la legna è stata fatta sparire e poi è rispuntata con una modifica che avrebbe dovuto limitarne la pericolosità, inoltre la donna e il marito hanno cercato di convincere il ragazzo e il fratello che lavorava nella stessa malga a non sporgere denuncia.

Ieri è stato sentito il fratello del ragazzo infortunato, relativamente all’incidente e a quanto successo nei giorni seguenti e le parti hanno presentato le loro conclusioni. L’avvocato di parte civile Stefania Bertoldi ha chiesto, oltre al riconoscimento delle responsabilità dell’imputata, la provvisionale di 20 mila euro, mentre la difesa (avvocati Malipiero e Terrestri) ha negato che tra l’imputata e la parte civile ci fosse un rapporto di lavoro subordinato, sottolineando che la macchina per tagliare la legna, evidentemente difettosa, era di proprietà di una terza persona, titolare di una ditta diversa.

Nelle motivazioni contestuali alla sentenza, il giudice ha evidenziato l’inidoneità della macchina che non andava fatta usare a un ragazzo inesperto e il comportamento dell’imputata, solo parzialmente temperato dalla realtà della struttura, cioè una malga a gestione familiare.

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