Mistero archeologico sulla statua a Servo raffigurante Antinoo

L’opera in bronzo segnalata nel manoscritto di Tomitano. L’associazione Civiltà Surgive indaga con l’università di Jesi
SOVRAMONTE. C’era una statua in bronzo di Antinoo, il fanciullo preferito dall’imperatore Adriano, rinvenuto secoli fa fra le rovine del castello di Servo. Se ne sono perse completamente le tracce, non risulta in alcuna collezione pubblica né risulta sia stata venduta alle aste della contemporaneità. E l’associazione Civiltà Surgive di Sovramonte, ha cercato negli anni e cercherà ancora, lanciando appelli e riservandosi di allertare il Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale, di venire a capo di questo giallo archeologico. A confermare la presenza della statua di Antinoo sono fonti autorevoli storiche, come Daniello Tomitano che nel suo manoscritto “Inscritioni antiche della Città di Feltre” del 1633 circa, conservato alla biblioteca di Jesi, scrive appunto del ritrovamento di “una figura nuda di bronzo, con un faciolo sopra una spalla, credutta d’Antinoo”.


Ma ci sono anche fonti autorevoli contemporanee, come Alberto Alpago Novello e Luisa Ferrerio Alpago-Novello, Ninnina Cuomo di Caprio, Irene Favaretto che hanno, negli anni, cercato le sue tracce. «Molto più umilmente anche noi dell’associazione Civiltà Surgive di Sovramonte, ci siamo dati da fare per cercare le prove o le tracce di una statua che non si trova più», spiegano Alberto De Faveri e Metella Sirola. «È un giallo archeologico tuttora irrisolto, nonostante ci si sia impegnati anche con trasferte, ad esempio fino a Jesi nelle Marche, dove la direttrice della biblioteca Planettiana ci ha concesso di ammirare il manoscritto originale del Tomitano e ce ne ha fornito copia digitale. Ma se da un lato, possiamo dimostrare alla nostra comunità che la Claudia Augusta sia passata per Sovramonte e che i romani fossero stanziali nell’altopiano, della statua non c’è più traccia. Non ci resta che lanciare un appello, chi sa qualcosa parli, chi sa cercare cerchi ancora. Non si esclude l’interessamento del nucleo speciale dei carabinieri».


Da quello che testimonia Daniello Tomitano nello scritto conservato a Jesi, la figura nuda di bronzo sarebbe stata trasferita al patriarca di Aquileia Grimani che gli avrebbe dato degna collocazione per poi lasciarla “insieme con tant’altre anticaglie alla Serenissima Repubblica, nelle cui sale dell’eccelso Consiglio dei Dieci, et statuario, sono conservatte”.


«Dove sta il mistero? Sappiamo quando e dove è avvenuto il ritrovamento, dove è stata esposta per lungo tempo poi in seguito alla caduta della Repubblica Serenissima, molte delle collezioni sono andate disperse e l’Antinoo in bronzo è scomparso. Immaginatela esposta al museo di Feltre, testimonianza dei fasti e della ricchezza del territorio, della storia e dei popoli che l’hanno abitato. A quanto ci è dato sapere non sarebbe andata nemmeno alle aste. Ma qui ci vorrebbe una vera e propria indagine, per restituire al territorio un manufatto prezioso che parla della nostra storia. O quantomeno per attribuire correttamente la provenienza».


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